“Con-centriamoci a Capraia”: i centrini fatti all’uncinetto uniscono le donne di tutta Italia all’isola

Il 16 settembre l'azione performativa di fine progetto

Le Sammule: Pia, Simonetta, Irma, Rosa e Giuseppina
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Pubblicato ore 07:00

  • di Valeria Cappelletti

ISOLA DI CAPRAIA – Sono foto in bianco e nero dalle quali emerge solo il colore dei fili di lana che si uniscono l’un l’altro dando vita a piccoli centrini, stretti tra le mani. Sono centrini che custodiscono ognuno una storia, che hanno un’anima carica di sensazioni, esperienze, passioni e vita.

A realizzarli sono state oltre 300 donne (quattro gli uomini) di ogni età ed estrazione sociale, da tutta Italia, ma anche dalla Svizzera, dalla Spagna, dalla Germania, che hanno risposto al progetto “Con-centriamoci a Capraia” che si concluderà, dopo ben due anni di attività, sabato 16 settembre, con un’azione performativa. A queste donne è stato chiesto di realizzare un centrino di lana, quadrato di 20×20 centimetri, e di rispondere a una domanda: “Cos’è un’isola?“.

Silvana, 62 anni da Morbegno (Lombardia)

Il progetto

“Con-centriamoci a Capraia” è nato da un’idea di Simonetta Filippi, livornese, che, una volta andata in pensione, ha deciso di trasferirsi sull’isola di Capraia: “Il giorno stesso in cui sono arrivata sull’isola, inauguravano una biblioteca comunale in una meravigliosa torre del 1540. Appassionata di libri come sono, mi sono immersa in questo luogo e, insieme alla bibliotecaria Viola, abbiamo iniziato a creare gruppi di lettura composti da donne, leggevamo poesie e chiacchieravamo, tra un biscotto e l’altro. Questi gruppi erano però inizialmente formati solo da donne giovani, era necessario coinvolgere anche le altre residenti dell’isola, quelle che io già conoscevo, in modo da creare un gruppo il più eterogeneo possibile”.

Giuliana, 57 anni, Capraia/Zurigo

Simonetta, quindi, che è anche un’appassionata di arte, pensa al documentario realizzato dall’artista italiana Maria Lai dal titolo “Legarsi alla montagna” che mostra tutto il paese di Ulassai in Sardegna (suo paese natale) coinvolto in una performance definita relazionale, in cui i cittadini legano le loro case alla montagna con un nastro di stoffa, un’azione simbolica che sottolinea l’intento di legarsi alle proprie tradizioni (qui il link al sito di Rai Cultura che racconta il progetto dell’artista sarda). “Anche noi dell’isola di Capraia avevamo la necessità di ritrovarci, di ritrovare le nostre tradizioni – ha detto Simonetta – allora mi sono ricordata di una piccola pieve sconsacrata, a pochi chilometri dalla biblioteca, sul cui altare vengono posti bigliettini, fiori, omaggi e ho pensato che potevamo collegare due luoghi simbolici, la torre e la pieve”.

Alice, 34 anni da Pisa

Ripensando al documentario di Lai, Simonetta presenta un progetto insieme ad Anna Turrina, architetto, arrivata sull’isola da Verona per trascorrervi un anno di lavoro in smart working: “La nostra proposta – ha raccontato Simonetta – era di fare un’azione performativa che in una sola giornata unisse i due luoghi, la torre e la pieve, rifacendoci al movimento artistico dello “yarn bombing” (tradotto: graffiti a maglia, n.d.r.), riconosciuto come tale nel 2005 e nato in Texas da un gruppo di donne che lavoravano i filati e che iniziarono a esprimere il loro disappunto per certe situazioni attraverso la realizzazione di opere formate da stoffe o tessuti lavorati a maglia o a uncinetto. Anche le donne dell’isola di Capraia sono bravissime a lavorare all’uncinetto e così ecco l’idea dei centrini”. A poco a poco si è creata una rete di donne sempre più vasta, solo grazie al passa parola su Facebook, che come centro aveva la piccola isola di Capraia e un gruppo di cinque donne, le Sammule: Pia, Simonetta, Irma, Rosa e Giuseppina. Il nome sammula è usato in  lingua capraiese per indicare l’aglietto selvatico, di cui l’isola è piena.

Le donne di Capraia a lavoro

Una bellissima rete

“Sono arrivati tantissimi lavori, siamo rimaste sbalordite – ha continuato a raccontare Simonetta – centrini realizzati da donne di tutte le età, ma soprattutto tra i 50 e i 90 anni che hanno inviato i loro lavori dai mille colori sgargianti, accompagnati dalle foto delle loro mani, non abbiamo chiesto di mostrare i volti per mantenere la privacy, solo le donne di Capraia lo hanno fatto. E poi i pensieri su ciò che per loro è un’isola, pensieri profondi, queste donne si sono messe a nudo, hanno raccontato cose di loro che altrimenti non sarebbero mai uscite allo scoperto. Si è creata una bellissima rete, donne più anziane che hanno insegnato alle giovani come lavorare a maglia, questo è fare comunità, una comunità composta da 300 donne e poi, la sorpresa, sono sono arrivati anche centrini da un gruppo di bambini e bambine dagli 8 ai 14 anni di “Amicizia sul filo” di Lavagna, in provincia di Genova, che hanno imparato l’uncinetto proprio per noi”.

Francesca, 39 anni, Capraia/Palermo

Molte di queste donne arriveranno sull’isola di Capraia il 16 settembre per la giornata finale, durante la quale verranno appesi i centini lungo il percorso che dalla torre arriva alla pieve e poi sono previste tante sorprese ed eventi che accompagneranno l’azione performativa.

I centrini saranno poi messi all’asta durante la Sagra del Totano che si terrà sull’isola dal 27 al 29 ottobre e all’1 al 4 novembre e il ricavato andrà al Centro antiviolenza della Casa delle Donne di Pisa e al Gruppo Spazio H di Piombino. Non solo, verrà messo in rete un librettino, scaricabile in maniera gratuita, che racconta il progetto.

“Questa bellissima rete che si è formata non dovrà fermarsi qui – ha commentato Simonetta – abbiamo smosso le donne, le abbiamo tirate fuori da casa” e la cosa importante, come scrivono sulla loro pagina Facebook, è restare unite “anche solo da un filo di lana”.

Per tutte le informazioni sul progetto e per vedere i lavori delle donne cliccate sulla Pagina Facebook.

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