Incontro dedicato al livornese Nicola Tacchinardi: il tenore che incantò Napoleone

Ciclo di conferenze dedicato a "Il teatro a Livorno"

Il Teatro Goldoni
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Pubblicato ore 07:00

LIVORNO – Si intitola “Nicola Tacchinardi: il tenore che incantò Napoleone” il secondo appuntamento con “Il teatro a Livorno“, il ciclo di conferenze organizzato dalla Fondazione Goldoni. L’incontro si svolgerà domani, 2 febbraio, alle ore 17 in Sala Mascagni (ingresso libero) e sarà curato da Giuseppe Donateo.

Il progetto è nato dalla constatazione che nell’ambito della fruizione dello spettacolo teatrale a Livorno, mancava un momento di approfondimento su singoli argomenti legati a questo importante fenomeno sociale da sempre apprezzato e ricercato dai livornesi. Dopo la prima conferenza che ha affrontato il personaggio di Dario Niccodemi, questa seconda parlerà di un importante tenore livornese.

Parlare del tenore livornese Nicola Tacchinardi permette di mettere a fuoco un mondo – quello della lirica del primo Ottocento – ormai dimenticato. Tacchinardi è attivo in una fase di passaggio tra due modi diversi di interpretare la figura del tenore. Lui stesso fu un tenore baritonaleggiante, quindi legato ai modi settecenteschi, ma fu anche già aperto alla robustezza vocale del tenore romantico. Del resto, si tratta di un artista nato nel 1772 e morto nel 1859. Cantò insieme a Gian Battista Velluti, l’ultimo dei celebri castrati che avevano dominato la scena del XVIII secolo e si esibì in opere ispirate alla mitologia e agli eroi greco-romani (Trajano in Dacia, Andromaca e Pirro, Gli Orazi e i Curiazi, La distruzione di Gerusalemme), ma il suo cavallo di battaglia fu un testo romantico ottocentesco, l’Otello di Rossini.

Tacchinardi calcherà i palcoscenici di tutta Italia e anche esteri: dal 1811 al 1814 si esibirà a Parigi, presso il Théâtre-Italien, suscitando l’ammirazione di Napoleone, per il quale canterà anche in privato. Con Tacchinardi effettuiamo una cavalcata tra famosi artisti – da Giuditta Pasta a Gaetano Crivelli, da Giuseppina Grassini a Francesca Festa Maffei – e compositori del calibro di Rossini, Bellini, Morlacchi, Pacini e Persiani, marito di Fanny Tacchinardi, figlia del tenore e anche lei celebre soprano.

Fu impresario del teatro fiorentino della Pergola e degli Avvalorati di Livorno, insieme ad Alessandro Lanari, il “Napoleone degli impresari”, e al coreografo e ballerino Lorenzo Panzieri. Amò alla follia l’arte, tanto da possedere una collezione di dipinti che faceva invidia a tutta Firenze, la città che divenne la sua sede stabile a fine carriera. Né possiamo dimenticare la sua maestria come scenografo e costumista.

Giuseppe Donateo

Nato a Livorno nel 1953. Laureato in Lettere Moderne, è giornalista. Tiene lezioni di Letteratura Italiana e di Storia del Teatro presso l’Università della Terza Età di Livorno. Collabora con riviste culturali, portando avanti anche la sua attività di ricerca e di scrittura con opere di narrativa (tra cui il giallo storico Il segreto di Anna, 1998, vincitore del premio “Cinque Terre”, e i romanzi In bicicletta con Voltaire, 1999, Fuggendo tra le ombre blu, 2004) e di poesia (Zapping, 1992, Cantando, 1993, Un filo di vento, 2019).

Donateo ha pubblicato anche lavori di saggistica: Carolina Internari (1996) ricostruisce la vita della celebre attrice del primo Ottocento; La Fonderia Gambaro (2017) ha riportato alla luce l’attività di una fabbrica livornese che, tra il XIX e il XX secolo, fu attiva in tutta Italia; Dario Niccodemi: il regista di Pirandello (2019), “Segnalazione d’Onore al XXXVII Premio Firenze (2019) e Trofeo Città di Sarzana (2020), racconta l’esperienza del commediografo livornese come direttore di compagnia; Nicola Tacchinardi: il tenore che incantò Napoleone (2021) è la storia di un famoso cantante lirico ottocentesco. Infine, Il Maestro del Romanzo Vuoto (2017) e Pierrot e l’asino di Buridano (2021) sono i primi due libri di una trilogia dedicata al romanzo studiato dal suo interno, sia pure in una cornice narrativa, che si conclude con Sogni di un autore (2022).

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