
Pubblicato ore 18:39
- di Valeria Cappelletti
LIVORNO – “Oggi non ricordiamo solo mio nonno Mario Cozzolini, ma ricordiamo tutti coloro che hanno subito le atrocità della deportazione” sono le parole che Ilenia Cozzolini, nipote di Mario, cittadino livornese sopravvissuto ai lager nazisti, ha detto durante la cerimonia di deposizione della pietra d’inciampo dedicata al nonno. Cerimonia che si è svolta oggi, 27 gennaio, proprio in occasione della Giornata della Memoria. (Leggi qui l’articolo con tutte le pietre d’inciampo poste a Livorno).

La pietra è stata posta sul marciapiede davanti al portone dello stabile di via Bartelloni 1 (zona piazza Cavallotti), dove, al penultimo piano, viveva Mario Cozzolini.
Alla cerimonia erano presenti oltre alla nipote, l’assessore alla cultura Simone Lenzi e i rappresentanti dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti) sezione interprovinciale di Pisa che ha patrocinato l’iniziativa.
Cozzolini fu arrestato nel gennaio del 1944 e deportato nel campo di concentramento di Dachau con numero di matricola 64141, triangolo rosso (prigioniero politico), dove riuscì a sopravvivere fino alla liberazione.
“Mio nonno era una persona straordinaria – ha detto la nipote davanti ai presenti – però lui amava dire di sé che era normale ma aveva vissuto una cosa straordinaria, una cosa straordinariamente disumana e mio nonno non si è mai abbandonato all’odio. Fu portato a Firenze e lì valutato come si fa con le bestie da soma, poi caricato su un treno verso il campo di concentramento di Dachau. Durante il viaggio organizzò persino una fuga con altri e riuscì a scappare, ma qualcuno fece la spia e così fu catturato di nuovo e condotto al campo, lì ha incontrato famiglie intere, tanti bambini e ha visto cose impensabili. Ha sopportato tutti i gradi della sofferenza umana ma è riuscito a sopravvivere”.
“Il significato della pietra d’inciampo è molto importante – ha detto l’assessore Lenzi – serve perché quando passeremo da qui, vedendola, ci faremo una domanda e ci chiederemo chi era questa persona. Abbiamo il dovere di ricordare perché anche noi italiani siamo responsabili di quando accaduto”.

“È una grande emozione essere qui – ha proseguito Laura Geloni dell’Associazione Nazionale Ex Deportati sezione interprovinciale di Pisa – perché anche mio padre è stato deportato e anche lui è riuscito a tornare a casa. Ho conosciuto molti deportati che sono vissuti a Livorno, tornati dai campi di concentramento e che si sono opposti al regime nazista e magari a voi dicono poco, come Gherardo Del Nista e Ottorino Taddei. La lezione che ho imparato da mio padre sta nella grande solidarietà nei campi di concertamento, un aspetto che non viene mai fuori dai racconti, è la cosiddetta resistenza morale che portava i deportati a sostenersi a vicenda. Se io sono qui oggi è perché qualcuno ha aiutato mio padre che per ben cinque volte sarebbe dovuto morire. Mio padre mi ha insegnato una grande cosa: la fiducia verso gli esseri umani“.
Concluso il suo intervento Laura Geloni ha voluto leggere la poesia “Non dimenticate” di Julius Fucik, giornalista e scrittore di Praga, antifascista comunista, ucciso dai nazisti. Riportata di seguito:
Vi chiedo solo una cosa: se sopravvivete a
quest’epoca non dimenticate. Non dimenticate
né i buoni né i cattivi. Raccogliete con pazienza
le testimonianze di quanti sono caduti per loro
e per voi. Un bel giorno, oggi sarà il passato,
e si parlerà di una grande epoca e degli eroi
anonimi che hanno creato la storia.
Vorrei che tutti sapessero che non esistono
eroi anonimi. Erano persone, con nome, volto,
desideri e speranze, e il dolore dell’ultimo
fra gli ultimi non era meno grande di quello
del primo il cui nome resterà. Vorrei che tutti
costoro vi fossero sempre vicini come per-
sone che avete conosciuto, come membri
della vostra famiglia, come voi stessi.
Alla fine della commorazione, sulla pietra d’inciampo, è stata poggiata una corona di margherite con un fiocco tricolore.
Le foto sono di Valeria Cappelletti
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