
Pubblicato ore 07:00
- di Sandra Mazzinghi
LIVORNO – Pablo Picasso disse che “due colori, messi uno a fianco dell’altro, cantano”. E non si può negare che il colore sia uno degli elementi più importanti della produzione artistica di Piero Mochi, artista livornese. Nella sala dei Granai di Villa Mimbelli, dove Mochi espone le sue opere nella collettiva del Gruppo LavorareCamminare di cui fa parte, mi sono imbattuta nelle sue opere ed è stato come immergermi in un mare colorato.
Ho provato percezioni sempre diverse in quei mondi cromatici, dominati da pesci, come se fossi in mezzo ad un’avventura fantastica. E tra questi pesci colorati, ci sono anche pesci in legno realizzati con pezzi trovati in mare e recuperati per creare bellezza. Raggiungo l’artista Piero Mochi: la sua esposizione chiuderà la vigilia di Natale, quindi siete in tempo per andare a vederla. Ad ingresso gratuito, oltre alle opere di Mochi ci sono lavori fantastici di altri cinque artisti per la mostra dal titolo “Dialoghi con Villa Mimbelli” curata dal prof. Ilario Luperini.
A molti piace definirsi “artisti”. Ma cos’è l’arte oggi?
L’arte è oggi il connubio tra maestria artigianale e intelligenza creativa. È dubbio, interrogativo costante, stimolo di autocoscienza, capacità di riflessione e di critica. Ritengo che la creatività artistica sia uno dei mezzi, forse tra i più importanti, per contribuire a risollevare la qualità della vita.
Secondo lei a Livorno si fa abbastanza per la valorizzazione dell’arte?
Livorno è una città abbastanza attiva nel settore dell’arte contemporanea. Quello che mi sembra debba essere migliorato è il rapporto diretto con gli artisti e un’organizzazione più attenta, per non correre il rischio di sovrapposizioni. Sarebbe, forse, necessaria una programmazione più organica, con il contributo delle associazioni culturali che animano la città.
Come nascono le sue opere e cosa le accomuna nel percorso che ha ricreato nella mostra “Dialoghi con Villa Mimbelli”?
Le mie opere sono strettamente legate ai miei interessi quotidiani e alle esigenze espressive che nascono nel profondo di me stesso. Mi piace osservare ciò che mi circonda e trarre da ogni occasione gli stimoli per creare. Nel nostro gruppo è radicata la volontà di mettere a disposizione le proprie ricerche all’interno di un progetto comune. In questo caso, ciò che mi accomuna al percorso della mostra è la volontà di riproporre valori umani che sembrano affievoliti: la solidarietà, il rispetto, l’inclusione, la valorizzazione delle differenze. E questi sono i messaggi che mi sento di affidare al mio lavoro creativo.
Le tecniche di cui fa uso?
Assemblaggi di legni cercati e trovati, tecnica mista su cartoni, bombolette spray su tela.
Parliamo dei suoi soggetti preferiti, i pesci…
Il pesce, per il suo nome in greco, è divenuto l’acronimo di cui si è appropriata la cristianità. Trasferito sul piano più generale, per me diviene simbolo di una comunità (quella subacquea) che ha una propria autonomia la quale è continuamente disturbata dalle azioni degli uomini, non ultimo l’inquinamento a cui i mari sono continuamente sottoposti. Ma, accanto a ciò, c’è anche il profondo interesse che un livornese ha e non può non avere verso questi esseri che tanto significano nell’equilibrio del pianeta. Oltre all’inquinamento, i mutamenti climatici ne mettono in crisi persino l’esistenza. E ciò per me è fonte di profonda preoccupazione.

Quante opere d’arte fanno parte della sua intera collezione? Migliaia?
Non ne ho esatta consapevolezza, ma certamente molte.
Ci sono degli artisti a cui nel tempo si è ispirato? Chi sono?
Chiunque lavori nel settore delle arti, non può non fare tesoro di tutte le innovazioni prodotte dalle avanguardie del Novecento, sia quelle storiche che le neoavanguardie. Ciò che però è più vicino ai miei interessi è quel realismo umano che pone l’accento sulla quotidianità, attribuendole un valore universale. Ormai sono molte le iniziative tese a creare arte attraverso il recupero e il riuso creativo degli scarti di una società che campa sullo spreco. Nel mio piccolo credo di potermi inserire positivamente in questo filone.
La sua filosofia di vita in una frase
Affrontare le questioni importanti della vita con serenità e armonia, nella consapevolezza che una cosa sono i sogni, altra cosa è la realtà, talvolta anche molto dura.
Ha mai pensato di scrivere un libro sulla storia della sua vita?
Scrivere un libro è un’impresa complessa che va affrontata con professionalità.
Come passa il suo tempo libero quando non fa l’artista?
Vivo alla periferia di Livorno, in campagna per mia scelta, nei momenti liberi mi dedico a coltivare un piccolo orto, curare piante succulente e bonsai.
Chi volesse comprare le sue opere dove può contattarla?
Chi fosse interessato alle mie opere può raggiungermi tramite mail: piero@piero mochi.biz.
Sandra Mazzinghi è una giornalista, appassionata di letteratura e arte fotografica.
Autrice di tre romanzi, le piace curiosare nella vita dei grandi personaggi.
Ha un ufficio stampa che si occupa di promuovere eventi culturali.
“A mio parere, in un’intervista, non sono le domande che contano ma le risposte. Se una persona ha talento, puoi chiederle la cosa più banale del mondo: ti risponderà sempre in modo brillante e profondo. Se una persona è mediocre, puoi porle la domanda più acuta del mondo: ti risponderà sempre in modo mediocre”. ORIANA FALLACI – INTERVISTA CON LA STORIA.
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