
Pubblicato ore 07:00
- di Sandra Mazzinghi
PARLASCIO – La porta di una piccola casa che si apre a chi apprezza l’arte, la cultura (e le merende, perché no?): ad accoglierti c’è Diego Piccaluga, artista a 360 gradi, che dopo un anno e mezzo di chiusure, restrizioni, difficoltà a vedere un futuro per le esposizioni, ha deciso di aprire la sua casa di Parlascio, una frazione a pochi minuti dalla turistica Casciana Terme.
È un momento questo in cui artisti sono chiamati a re-immaginare forme e fruizioni delle proprie presentazioni. Nella costrizione subita, alcuni creativi non hanno mantenuto la fantasia, si sono chiusi in se stessi e, senza stimoli, non hanno creato granché. O niente. C’è chi, invece, come Piccaluga, non solo ha scatenato il suo estro e ha prodotto opere, ma ha anche deciso di aprire al mondo il luogo dove vive.
Nato a Genova nel 1955, al momento, oltre la fotografia, Diego Picaluga pratica differenti modi di espressione: istallazione, scultura e b/n acrilico su carta. Le sue opere sono state esposte a Roma, Firenze, Pisa e Livorno.
Ho visto la tua casa e ho letto la volontà di far entrare totalmente il visitatore nell’atmosfera delle opere, l’ambiente stesso diventa un’opera tramite le pareti tappezzate dalle tue fotografie, le installazioni e le sculture su ogni piano disponibile… cosa vuoi suscitare nella mente del visitatore?
Entrare in casa mia è un po’ entrare nella mia mente, nella mia anima, nel cuore. Vorrei che il visitatore addentrandosi in casa si spogliasse, per qualche momento, del suo mondo per entrare in un altro, nel mio. Un po’ come quando ti tuffi in piscina e vai sott’acqua, lasci una dimensione per entrare in un’altra.
Come nascono le tue opere, e cosa le accomuna nel percorso che ricrei nella mostra nella tua casa a Parlascio?
Nascono dalla mia sete di esprimere un qualcosa che si avvicina alla “Creazione”. Tutte hanno il filo conduttore della ricerca interiore, ricerca di equilibrio, di bellezza. Gli occhi osservano e mandano dentro immagini che si
trasformano in sensazioni che infine escono rielaborate, trasformate.
Con questa sfida, le tue opere nella tua casa, in passato hai fatto mostre personali e collettive: vuoi forse dimostrare che per fare cultura non servono solo soldi e patrocini istituzionali?
Direi che si può fare cultura ovunque e per chiunque, per una, dieci, cento persone poco importa.
Sei solito esprimerti attraverso diverse forme artistiche: la fotografia, la scultura, l’installazione. Come scegli con cosa creare di volta in volta?
Mi lascio trascinare dalle sensazioni, dalla voglia che sento dentro di sperimentare qualcosa di differente dai precedenti lavori. La sfida della ricerca, del mai appagato, del nuovo.
Realizzi opere molto particolari con una visione geniale. Come riesci a concretizzarle?
La voglia che spinge da dentro nel volere sfidare me stesso. La bestia che porto dentro, mai appagata. Aggiungerei per fortuna mai appagata, è quella forza che mi spinge sempre a non essere mai completamente acquietato. È la scintilla per un motore a scoppio, è la sete per un viaggiatore di vedere, scoprire, conoscere, è il crescere sempre un pochino di più.
Le opere ispirate e create da te nel periodo del lockdown sono aumentate non solo di numero, ma anche di importanza. Secondo te perché?
Il motivo è semplice, sto sempre in casa o nei boschi o sulle colline. Sono molto più concentrato. Ho molto tempo per riflettere e creare, non mi stanco e non mi appago mai.
Quali sono gli artisti che ammiri e che in qualche modo hanno influenzato le tue opere?
Sono molti e per vari motivi sarebbe lungo elencarli tutti. Francis Bacon mi ha dato il coraggio di osare, di fare ciò che sento, ringrazio il momento che comperai una sua monografia.
E a quali ti senti esteticamente più vicino?
Agli artisti contemporanei che fanno ciò che sentono, cioè che non si peritano nel passare dalla scrittura, pittura, fotografia, alla scultura. Va bene tutto ciò che senti di voler esprimere nella tecnica che più ti si addice.
La tua prima opera in cui hai creduto?
Senza dubbio in periodo in qui lavoravo con le lastre dei raggi X, la foto del nostro interno che è bellissimo, affascinante, miracoloso.
E un artista che ha creduto subito in te?
Beh, gli artisti sono egoisti credono solo in se stessi.
E adesso, chi crede nella tua arte?
Pochi, ma buoni.
Raccontami un’immagine di Diego bambino
Io che gioco per ore con i soldatini. Io che divoro, più che le parole, le immagini dei giornalini.
Perché da Livorno hai scelto di vivere in un luogo bellissimo, ma isolato?
Nel calendario cinese sono sotto il segno della capra, se ci metti che sono anche genovese, e i genovesi sono chiusi… direi che è spontaneo per me isolarmi, vivere da solo, frequentare pochi amici. Sto bene nel bosco, sulle colline, sulle spiagge di settembre, indugio nella malinconia.
Come si svolge la tua giornata in quei posti fantastici?
Grandi camminate per la colline con macchina fotografica a tracolla: i miei pensieri, gli occhi che scrutano curiosi ogni centimetro di terra e ricerca di oggetti che mi servono per lavorare dopo a casa. Poca televisione, tanta
sperimentazione, tanta voglia di fare.
Hai un portafortuna?
No
Perché quella barba? Look o pigrizia?
Per piacere senz’altro, un po’ sono pigro, un po’ è un gioco.
Se vi siete incuriositi leggendo questa intervista non c’è altro da fare che andare a Parlascio. Diego è molto spesso a casa, ma vi consiglio di chiamarlo per annunciare il vostro arrivo, perché magari sulle colline intento a
raccogliere pezzetti che, visionario com’è, potrebbe usare in futuro per un’opera. Oppure è a fotografare la luce che riflette sulla corteccia degli alberi. Io ho una sua opera di luce riflessa, incorniciata. Invidiatemi pure!
Prenotazioni: 3382419727.
Instagram: diegopiccaluga55.
Sandra Mazzinghi è una giornalista, appassionata di letteratura e arte fotografica.
Autrice di tre romanzi, le piace curiosare nella vita dei grandi personaggi. Ha un ufficio stampa che si occupa di promuovere eventi culturali.
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