Federica Berzioli, una vita immersa nel mondo della fotografia

Coordinatrice del "Fotografo", tra le riviste più importanti del settore

Federica Berzioli
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Pubblicato ore 12:00

  • di Sandra Mazzinghi

Oggi ho incontrato una donna che occupa una delle posizioni lavorative più ambite nel mondo femminile. Federica Berzioli, milanese, coordinatrice della redazione de Il Fotografo, una delle riviste più importanti di fotografia.

Fin dalle prime parole sento la sua gentilezza e soprattutto la sua grande disponibilità nonostante i mille impegni quotidiani e così mi metto a esplorare la passione per il suo mestiere e l’origine della sua avventura di donna con un grande ruolo.

L’occasione di contattarla è nata dal fatto che Federica Berzioli fa parte della prestigiosa giuria del nuovo concorso fotografico promosso dalla Fondazione Laviosa: “Torneremo a viaggiare: il lavoro nel turismo fra tradizione e nuove forme di ospitalità”.

La sua è una carriera che si commenta da sola, ma chi era Federica Berzioli quando ha iniziato ad avvicinarsi al mondo della fotografia?

Dopo gli studi mi sono avvicinata al mondo del design dove ho lavorato per parecchi anni (Kartell S.p.A.) occupandomi di marketing, inizialmente seguivo le produzioni fotografiche per i cataloghi, sito e campagne di comunicazione, è stato un periodo di grandissima esperienza e possiamo dire “gavetta”. Diciamo che ho avuto la fortuna di seguire le mie grandi passioni: design e fotografia.
Milano negli anni 90 iniziava la sua grande missione di trasformazione in ”città Europea” e insieme alla moda, il design ne ha contribuito lo sviluppo.
E poi folgoranti furono le mostre di grandi autori visitate nei viaggi all’estero e da qui la passione mi ha portato a lavorare per un’importante agenzia (Agenzia fotogiornalistica Contrasto). Esperienze fondamentali che mi permettono ora di coordinare la redazione de Il Fotografo per Sprea Editori.

Federica, di che cosa si occupa e qual è la sua giornata tipo nella redazione?

Fondamentalmente progetto i numeri approfondendo i temi e i linguaggi della fotografia. Il lavoro si basa su molti elementi: insieme alla redazione scegliamo protagonisti della fotografia contemporanea, intercettiamo giovani talenti, lanciamo sfide per i lettori. La collaborazione con le istituzioni e i festival è fondamentale per capire dove sta andando la fotografia e quali sono gli spazi e le modalità, per ammirarla capirla e magari dibatterne.

Quali sono le responsabilità che sostiene con piacere e quelle di cui farebbe volentieri a meno?

Credo di avere la fortuna di fare un bellissimo lavoro, anche quando si è sotto pressione per le chiusure, si lavora per ottenere il risultato migliore. Il mondo dell’attualità ci aiuta a intercettare autori che sviluppano temi, anche a lungo termine che in qualche modo portano attenzione, tematiche sconosciute, farle emergere è una responsabilità dei giornali.

Quanto le piace il suo lavoro?

Direi molto! Soprattutto perché la fotografia è tante cose: ricerca, testimonianza, interpretazione e attraverso di essa puoi raccontare storie, e nel caso del lavoro di coordinamento non è mai un’attività solitaria, mi piace il confronto e il circolo delle idee.

Non c’è cosa più bella dello scoprire una persona che ama il proprio lavoro! Sono curiosa di sapere come scelgono le opere da pubblicare e mi spiega che: “Intanto non scegliamo mai fotografie “graziose”. Il fotografo Paolo Liebhardt descrive ciò che rende le immagini veramente importanti, secondo lui, “se un’immagine non ha significato, se non sa raccontare, è solo un altro bel quadro”. Quindi ci piace pubblicare reportage e comunque progetti che sappiano raccontare storie.

Quali sono le qualità che dovrebbe avere chi lavora in questo settore?  

La fotografia è un’arte che per molte persone può essere un semplice hobby, ma per molte è una professione. Per chi vuole fare il fotografo, oltre ad avere competenze tecniche che si danno ovviamente per acquisite, deve studiare dai grandi maestri, conoscere i contesti e portar avanti con tenacia i propri progetti. Avere una vera vocazione per raccontare storie.
I mestieri intorno alla fotografia sono comunque parecchi, in molte facoltà universitarie ormai si insegnano materie che ti avvicinano alla professione: curatela, scrittura, photo editing. Tutto ciò aiuta a capire se sei nel posto e nel momento giusto.

Che possibilità ha oggi un giovane autore per farsi notare da un editore?

I giovani fotografi ora, non solo sono più competenti tecnicamente, ma hanno messo in atto grandi capacità di lettura della realtà e trasformazioni creative. Dovrebbero partecipare a contest e premi internazionali, e soprattutto alle letture portfolio, fatte da professionisti dell’editoria che si svolgono durante i festival. Tutti i consigli saranno utili per migliorarsi e spesso arrivano giudizi positivi con la pubblicazione del lavoro.

Cosa consiglia per strutturare un racconto fotografico? E quanto è importante accompagnare al lavoro un testo o una didascalia?

Costruire un portfolio fotografico non è solo uno strumento di presentazione dei propri lavori, è anche un’occasione di crescita professionale. Innanzitutto dietro ogni progetto deve esserci il proprio punto di vista. L’estetica non basta, la selezione deve essere efficace e generalmente è meglio accompagnare con un breve testo che esprima l’idea, la capacità creativa e la visione.

Ma come si fa a essere originale in un racconto fotografico in un mondo in cui ormai abbiamo visto tutto?

Questa è la parte più difficile. Ad esempio nell’ultimo anno, a causa della pandemia e alle restrizioni, sono emersi lavori concettuali molto interessanti. Per i fotografi è stata un’occasione unica per sincronizzare tutti i sensi. Abbiamo ricevuto tantissimi lavori che indagavano il rapporto con lo spazio, sulla dimensione domestica e intima. Un momento creativo e di introspezione enorme. Queste condizioni ti portano a guardare oltre, a riflettere e spesso coincide con la realizzazione di progetti stupefacenti.

Lei fa parte della giuria del nuovo Concorso Fotografico della Fondazione Carlo Laviosa: consigli a chi parteciperà al concorso?

Far parte della giuria è un enorme piacere, soprattutto perché è presieduta da Letizia Battaglia. Mi piace moltissimo il titolo “Torneremo a viaggiare”, che mi riporta ai versi di Dante: e quindi uscimmo a riveder le stelle, in un momento come questo è sinceramente molto stimolante.
Mi piacerebbe vedere lavori che vadano oltre all’idea di cartolina. Viaggiare sarà una delle priorità che tutti noi avremo appena sarà possibile. Proprio l’altro giorno parlavo con un’amica fotografa che ha realizzato dei lavori sulle persone con difficoltà o disabilità che visitano le città d’arte, mi è sembrato un buon punto di vista.

Come immagina il futuro della fotografia dal vivo dopo la pandemia?

La fotografia esiste in molte forme: oltre a bellissime stampe incorniciate; esiste negli spazi pubblici, sugli schermi, come installazioni. La fotografia esiste come “campo ampliato“. Bisognerebbe farla interagire con lo spazio, il teatro e le performance artistiche. Sarà un bel momento per ripensare ai modelli di proposte culturali.

L’incontro mi ha lasciato una strana sensazione, quella di sapere che ci sono donne che coprono ruoli così importanti e non si danno arie. Tra queste donne c’è Federica Berzioli: affabile, limpida, ma con quell’energia tipica di chi vive di passioni e che quindi ama la vita.


Sandra Mazzinghi è una giornalista, appassionata di letteratura e arte fotografica.

Autrice di tre romanzi, le piace curiosare nella vita dei grandi personaggi.

Ha un ufficio stampa che si occupa di promuovere eventi culturali.

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