
Pubblicato ore 18:02
- di Marina Visciano (le immagini sono riproduzioni di Marina Visciano)
Il film Barbie, diretto da Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling, è indubbiamente uno dei protagonisti di questa estate cinematografica. Un tuffo dove l’acqua è più “rosa”, un’opera ampiamente discussa dalla critica, da tutti i punti di vista: dai componenti del cast ai costumi scintillanti, dai significati più profondi del film ai quintali di vernice rosa utilizzati per riprodurre Barbieland a grandezza naturale. Quello che una qualunque “Barbie Urbanista” potrebbe chiedersi però è: che forma ha la città rosa delle bambole Mattel?
Il film inizia con un’inquadratura aerea di Barbieland, dove per prima cosa si vede una cittadina – decisamente rosa – a pianta semicircolare.
Man mano che la videocamera si avvicina, è possibile notare che da questo “ventaglio edificato” si diramano delle strade che collegano a nuclei urbani più piccoli immersi nel verde, tra cui quello in cui risiede la “Casa dei Sogni di Barbie”.
Il primo riferimento a cui si può pensare guardando la città rosa, è il Teatro Antico di Vitruvio, architetto romano del I secolo a.C. e autore del celebre trattato “De Architectura”. Proprio in questa opera, Vitruvio descrive in maniera dettagliata quella planimetria successivamente disegnata da Andrea Palladio, architetto veneto del ‘500, riportata nell’immagine seguente.

Nei secoli successivi, questa planimetria è stata probabilmente fonte di ispirazione per numerosi progetti urbanistici. In particolare, la pianta circolare e semicircolare ha caratterizzato l’architettura e l’urbanistica europea del ‘700, di cui ne è un chiaro esempio il quartiere monumentale di Bath, in Inghilterra.
Nella cittadina inglese, infatti, sono celebri il Circus e il Royal Crescent progettati dagli architetti Wood (padre e figlio). In queste opere, essi hanno riproposto l’architettura classica palladiana, basata sul rispetto delle proporzioni matematiche (come in quella romana). Una delle caratteristiche principali di questi modelli è il fatto di avere degli edifici che affacciano su un luogo pubblico circolare o semicircolare.

Un altro esempio di planimetria simile che si ritiene importante citare è quella utilizzata da Claude-Nicolas Ledoux, architetto e urbanista francese di fine ‘700, per il progetto delle Saline Reali di Arc-et-Senans, in Francia.

(Vista dall’alto, ricorda un po’ Barbieland, no?)
Infine, la città di Barbie ci fa pensare ad un importante modello urbanistico di fine ‘800 ideato da Ebenezer Howard e conosciuto come la “città- giardino”. Il piano era nato con l’obiettivo di decongestionare i grandi centri urbani attraverso il decentramento della popolazione in città-satelliti immerse nel verde e nella campagna. Questi insediamenti sono stati pensati per essere autosufficienti, con una popolazione definita e con una struttura radiocentrica, dove al centro si trova il giardino (lo spazio pubblico) circondato dai principali edifici pubblici (municipio, teatro, ospedale, etc.).
Se fossimo a Barbieland, in questo anello di edifici ci sarebbe il Campidoglio, che infatti è proprio il grande palazzo rosa che nell’inquadratura iniziale si vede al centro, di fronte al giardino semicircolare.

Tornando al modello inglese, Howard immagina il sistema delle città-giardino come una rete fatta da un centro urbano più grande, con tutti i servizi e i principali palazzi pubblici (come quella in cui c’è il Campidoglio rosa!), e altre più piccole intorno (come quella in cui si trova la Casa dei Sogni di Barbie).

Questa idea di città ha influenzato quella delle New Town inglesi della seconda metà del ‘900, modello che a sua volta è stato poi esportato e diffuso in tutto il mondo.
Che gli ideatori di Barbieland si siano o meno ispirati alle esperienze urbanistiche qui citate, non ci è dato saperlo. Certo è che delle analogie esistono, e sono con alcuni dei modelli insediativi più studiati al mondo in ambito urbanistico.
Il trailer del film
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