
- di Patrizia Caporali:
ANGHIARI – Attraversando la Valtiberina toscana, a 30 km circa da Arezzo, è impossibile non rimanere incantati da quel bellissimo gioiello medioevale che è Anghiari, un piccolo borgo che domina dall’alto della collina di ghiaia accumulata dal Tevere nel corso dei secoli.
Il paese, attraversato da una strada dritta, la Ruga di San Martino, rettilinea e ripida da far venire le vertigini, è conosciuto particolarmente per la sanguinosa battaglia che qui si svolse nel 1440 tra le truppe fiorentine e papali da una parte e quelle milanesi che cercavano di estendere il loro dominio dall’altra.

Ma Anghiari, rimane nei ricordi non tanto per l’episodio bellico in sé, quanto per l’affresco commemorativo dipinto da Leonardo da Vinci nelle sale di Palazzo Vecchio a Firenze e misteriosamente perduto.
Protetto da imponenti mura duecentesche conserva perfettamente tutto il fascino dell’epoca: ogni angolo è la testimonianza di un momento storico e passeggiare tra le strette vie acciottolate del borgo trasmette sensazioni di altri tempi che fanno dimenticare i ritmi frenetici dei nostri giorni. Le case in pietra si affacciano sulle stradine, sulle piazzette con piccole finestre e porte in legno, con ingressi e davanzali impreziositi da fiori e piante che accendono di colore anche i vicoli più angusti.

Il centro è straordinariamente ricco di monumenti, torri, chiese ed edifici storici di vario tipo, come il Palazzo Pretorio, del XIV secolo, e oggi sede del Municipio, il Museo delle Memorie, la Badia di San Bartolomeo, la Pieve di Santa Maria a Corsano, il Santuario della Madonna del Carmine, il bellissimo Teatro dell’Accademia dei Ricomposti, costruito nel 1790 con una facciata in stile neo-rinascimentale.
Ma alla ricchezza artistica e architettonica si aggiunge un fervore culturale, un desiderio di celebrare tante tradizioni storiche e folcloristiche che continuamente si rinnovano con fiere, mostre, esposizioni e feste popolari. Tra tante la Scampanata, una festa piuttosto bizzarra originata da una leggenda del II/I secolo a.C., che ricorda le vicende di Angiria, una matrona romana proprietaria di una stazione termale, abbastanza severa nel punire i suoi dipendenti più pigri, obbligandoli a cavalcare nudi un asino intorno alle terme, nel mese di maggio, per essere derisi dagli abitanti.
Dopo un’interruzione nel periodo della seconda guerra mondiale e ripresa nel 1980, a scadenza quinquennale, la tradizione prevede che chiunque sia iscritto alla Società della Scampanata ha l’obbligo di presentarsi all’appello, che si svolge nella piazza principale del paese, entro le sei di mattina. I ritardatari, processati e puniti per la loro negligenza, sono trasportati su un variopinto carretto tra le vie del borgo, accompagnati da una musica assordante e dal lancio di sostanze alimentari come farina, uova, cioccolata, mentre un pesce viene appeso davanti al loro volto. Al termine del giro la vittima è irriconoscibile, sconvolta e nauseata, più simile a un fantoccio che a un uomo. La tradizione, abbastanza comune in Europa, secondo il rituale del charivari, cioè l’umiliazione di un appartenente alla comunità che ha infranto le regole, sarà rinnovata nel maggio del 2020, quale occasione di svago collettivo, ma talvolta anche come modo per manifestare avversità personali e ostilità non sempre esprimibili nelle situazioni di normalità.
Ma tanti altri appuntamenti accolgono i visitatori particolarmente durante la stagione estiva perché Anghiari è lo spazio della tradizione e del divertimento, è la bellezza naturale, è l’affascinante respiro della storia.
© Vietata la riproduzione
Lascia un commento