
- di Patrizia Caporali:
MILANO – Nel cuore di Milano, nel rinomato Corso Magenta, si apre un’oasi paradisiaca che, attraverso una casa, un giardino e un vigneto, testimonia il passato della città.
Entrare a villa Atellani e sentirsi avvolgere dall’atmosfera rinascimentale è quasi immediato; la residenza, nella quale si sono stratificati tanti eventi da farne un esempio di ricchezza identitaria dell’Italia, è un vero gioiello di architettura, atmosfera e stile. Un palazzo di mattoni in cotto dove ogni stanza ricorda l’ambientazione delle favole e sembra nascondere una storia diversa: affreschi, arredi, dipinti raccontano e regalano stupore e armonia.
Ma la vera bellezza, l’incanto, l’eccellenza sta all’esterno, in quel cortile che sembra un museo a cielo aperto, tra fontane, statue, capitelli e cipressi, in quel rettangolo alberato dove cresceva la vigna di Leonardo, il grande genio che nel 1482, dalla corte fiorentina di Lorenzo il Magnifico sale a Milano, alla corte sforzesca di Ludovico il Moro.
Quel terreno, lungo 160 metri e largo 52, ricevuto in dono quale ricompensa per l’affresco dell’Ultima Cena, non è un dono casuale. Con questo Leonardo ottiene la cittadinanza milanese, dove rimarrà per 18 anni, mentre il ricordo corre ai vigneti delle colline toscane. La sua è una famiglia di vignaioli e il vino rientra tra i suoi molteplici interessi, come appare dalle liste della spesa, dagli schizzi sui momenti importanti del ciclo della vite e dai numerosi appunti trovati fra le sue carte.
La vigna, che Leonardo difese e mantenne ad ogni costo, è sopravvissuta all’invasione francese, agli eventi di oltre cinque secoli, ai bombardamenti del 1943. Ed è in occasione di Expo 2015 che, con un progetto promosso dal Comune di Milano, la fondazione Portaluppi e i proprietari della casa decidono di ripiantare la vigna di Leonardo da Vinci e di aprire al pubblico la casa e il giardino degli Atellani.
A distanza di così tanto tempo, non è stato semplice ricercare e trovare con certezza ciò che veniva coltivato dal grande artista. Studiosi, enologi, analisti, hanno lavorato fino recuperare frammenti di radici di vitis vinifera che fanno identificare il vitigno preciso: Leonardo coltivava malvasia di Candia, affine a quella di Creta, molto utilizzata nel Cinquecento, che dava origine a un vino aromatico e molto gradevole agli intenditori.
Oggi è stata ripiantata con grande pazienza e passione, per dare una nuova vita alla vigna di Leonardo, l’unica vigna al mondo che sorprendentemente sopravvive ancora in questo incredibile angolo di Rinascimento, al centro di una straordinaria Milano.
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