
– di Patrizia Caporali –
UMBRIA – Fuga dall’estate, dal caldo, dallo stress per trovare rifugio in un luogo straordinario nascosto tra i boschi dell’Umbria, nel comune di Montegabbione. Qui, nella magia del complesso architettonico della Scarzuola, al di fuori di ogni concetto di spazio-temporalità, possiamo anche ignorare l’orologio per vivere in un futuro surreale tra scale, labirinti, mosaici, anfiteatri, templi, obelischi con la sensazione di camminare in una di quelle meravigliose opere di Escher, il grande artista del paradosso.

Il convento della Scarzuola, probabile dimora di Francesco D’Assisi, prende il nome dalla scarza, una pianta lacustre che lo stesso santo utilizzò per costruire la sua capanna e fu abitato dai frati minori fino alla fine del Settecento. È il 1956 quando, nel parco circostante, l’architetto milanese Tomaso Buzzi, in uno sfoggio di fantasia architettonica, crea una costruzione suggestiva, la sua città ideale, con l’intento di rappresentare un viaggio nell’anima per incontrare luoghi, a forma di scene teatrali, metafore della vita. Un viaggio su un cammino preciso, dentro il giardino labirintico dai sentieri ora eleganti, rinascimentali, ora più poveri e contadini, che Buzzi progetta proprio per demolire l’io del visitatore e risvegliare il bambino assopito in ogni animo adulto.
Così in un paesaggio da sogno, si staglia il piccolo estroso capolavoro, definito poi l’antologia di pietra, composto da sette teatri e altrettanti monumenti tutti costruiti in tufo. Su tutti domina il Teatro dell’Acropoli e quindi il Teatro delle Arnie, il Teatro della Torre, il Teatro sull’Acqua, il Patio Tondo, il Patio Infinito, il Teatro Sportivo. E ancora, quasi accatastati l’uno sull’altro, gli edifici architettonici più importanti della storia come il Colosseo, il Partenone, il Pantheon, l’Arco di Trionfo, la Piramide, la Torre Campanaria e il Tempio di Vesta.

Da qualunque lato si guardi, la vista corre su una serie di scalinate più o meno sproporzionate, ispirate ai visionari effetti ottici elaborati da Escher e intervallate da vasche d’acqua; intorno bassorilievi di mostri, statue allegoriche rappresentative delle più diverse figure, da Pegaso alla Torre dell’Angelo Custode, alla Torre di Babele. Una realtà che ricorda ambienti arditi e strabilianti raccolti in un percorso alla scoperta del genio che l’ha costruita, dell’architettura e dell’armonia con la natura, là dove la città sacra si fonde con la città profana. Ogni costruzione è un mondo a sé ed è facile perdersi in una dimensione così follemente straordinaria, per godersi tutte queste meraviglie, piene di simboli nascosti, talvolta in contrasto tra loro o fuori luogo, spesso sospese tra mondo reale e mondo riflesso.
Non è semplice descrivere un’atmosfera così particolare, talvolta appare riduttivo, perché non sempre viene resa giustizia a un’opera di tale spettacolarità, alla sensazione di avvolgente armonia. Sembra di vivere in un sogno sconcertante, fantasioso, delirante, ma assolutamente umano. Echi e riflessi fuori dal tempo e dallo spazio perché qui, come scriveva l’architetto, ognuno può trovare le voci di un passato remoto e le note di un suggestivo avvenire.
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