
Pubblicato ore 10:26
- di Niccolò Fallani
LIVORNO – “Il mondo in mano agli uomini? Due assi in tre secoli… ma esagerando eh!”. Ieri sera, 12 gennaio, è andata in scena al Teatro Goldoni Lisistrata di Aristofane in un libero adattamento di cui ha curato la regia il drammaturgo toscano Ugo Chiti.
La Lisistrata, si sa, è una delle commedie messe in scena maggiormente nel corso della storia e specie in epoca moderna si è affermata notevolmente grazie al tema di cui parla: l’astuzia del genere femminile che, da subalterno, ribalta le gerarchie di dominio e si impone sull’uomo desideroso solo di guerra e sesso.

Debuttò nel 411 a.C. nel Teatro di Dioniso ad Atene e fu fin da subito rivoluzionaria: il maschio era finalmente mostrato come debole, ferino, e la donna sfruttava quella razionalità che mai gli era stata concessa dagli intellettuali (tant’è che le donne non potevano recitare e venivano interpretate da giovani ragazzi). Lisistrata fin dalla sua genesi è emblema di ciò che le donne sono in grado di fare, un unicum che celebra il genere femminile in tutto il suo splendore.
Oggi Ugo Chiti parte dalla trama della commedia greca (infatti fedelmente troviamo l’idea di Lisistrata che le donne non si concedano più ai mariti finché non poseranno le armi) e ci dona un ammodernamento di questa. Sul palco si celebra una farsa dove, fra doppi sensi folkloristici e volgarità rocambolesche, si mette in luce per l’ennesima volta l’irragionevolezza degli uomini che non solo si fanno guerra per niente, ma oltretutto scalpitano per due giovani cosce e si imbruttiscono fra di loro senza alcun motivo. I difetti evidenziati non sono frutto dell’epoca moderna: l’ipocrisia, la perversione, la brutalità c’erano prima di Aristofane e continuano a esserci dopo la messa in scena di ieri e lo spettacolo ci mostra come forse non è esistita un’epoca in cui eravamo migliori.
L’uomo ricerca il potere e la sottomissione altrui e sta alla donna, specialmente a Lisistrata (interpretata magistralmente da Amanda Sandrelli) mantenere la razionalità e far andare avanti la società.

Sergio Mariotti cura la scenografia che colloca la vicenda in una qualsiasi città toscana (presumibilmente durante il ventennio fascista) e vanno sottolineati anche i temi musicali ideati da Vanni Cassori che accompagnano le azioni principali donando allo spettacolo un’intelligenza uditiva da non sottovalutare.
Degno di nota il linguaggio scelto dal regista: la commedia di Aristofane è ammodernata attraverso l’utilizzo di una lingua sapida e ricchissima, condita da colpi di vernacolo e coloriture napoletane. Amanda Sandrelli è perfettamente in simbiosi con questa scelta stilistica e le sue mani quasi recitano da sole, dotandola di una gestualità che sa essere comica ma anche drammatica, ma in generale tutti gli attori, fra cui la magistrale Lucianna de Falco, dimostrano di essere mestieranti di un certo calibro con una comicità colorita ma non volgare.
Il modello aristofanesco alla fine dello spettacolo risulta lontano, ma il messaggio così ammodernato può arrivare in maniera facile a chiunque: l’uomo non cambia, rimane sempre irragionevole.
Le foto sono di A. Botticelli (Arca Azzurra)
© Vietata la riproduzione
Lascia un commento