“Nemesi dell’immaginario”: la mostra di Graziano Busonero tra onirico e realtà, con una dedica a Irene e a Livorno

La personale del poliedrico artista, inaugurata in Fortezza Nuova

L'artista Graziano Busonero. Foto: Gianluca Donati
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Pubblicato ore 12:00

  • di Gianluca Donati

LIVORNO – “A Irene. Angelo che continua a suonare il suo violino componendo armonie celesti”. Questa è la dedica che Graziano Busonero, artista poliedrico, rivolge alla figlia Irene, violinista, purtroppo scomparsa dopo una malattia, nel 2020. E infatti, all’inaugurazione di “Nemesi dell’immaginario”, mostra personale di Graziano, a fare da colonna sonora all’esposizione, c’era proprio il violino che fu di Irene, suonato per l’occasione da Rita Bacchelli, l’insegnante di violino di Irene, accompagnata da Roberto Sbolci alla chitarra. Entrambi bravissimi, hanno eseguito dal vivo diversi brani musicali con un’abilità e una naturalezza incredibili.

L’inaugurazione della mostra si è avuta ieri, 9 settembre alle ore 18.30 alla Fortezza Nuova, nella Sala degli Archi, e resterà visibile al pubblico fino al 24 settembre, e credetemi, io che l’ho vista, ve la segnalo, perché vale proprio la pena di andarla ad ammirare. Alla serata inaugurale, era presente anche Giuseppe Ussani d’Escobar critico che ha introdotto il pubblico con una sua analisi dell’arte di Busonero, e che ha anche curato il bellissimo catalogo cartaceo disponibile per i presenti.

Giuseppe Ussani d’Escobar e l’artista

Busonero è una persona che si è rivelata non solo un grande artista, ma anche, e soprattutto una persona gentile, disponibile, sensibile, di un’umanità rara. Egli, nel conversare con il pubblico, ha dedicato la mostra alla memoria della figlia e alla città di Livorno della quale – parole di Graziano – è fiero di appartenere.

Giuseppe Ussani d’Escobar ha pronunciato un giudizio critico ineccepibile, ma personalmente preferisco dire cosa ha trasmesso a me la mostra, usando parole e sensazioni mie. Presente anche il consigliere regionale Francesco Gazzetti.

La mostra personale di Busonero, alterna quadri con sculture-installazioni, ed è arduo stabilire se è più creativo nei quadri o nelle sculture-installazioni. Posso dire che c’è una “continuità”, una “coerenza stilistica”, una “costante” che accomuna tutte le opere, e che è la conferma del valore artistico e culturale di Busonero.

Sia i quadri che le sculture, sono realizzate con materiale riciclato che veicola un messaggio ecologista. Tutte le opere sembrano attraversate da tutte le avanguardie artistiche del Novecento, dal surrealismo al tardo futurismo per citare quelle che saltano più agli occhi, ma le oltrepassa tutte, per approdare a uno stile personalissimo che richiama la eco della “Metafisica” e del “Realismo magico”. Egli non dipinge solo col colore, ma mette insieme pittura a olio, pastello, tempera, con materiali come catrame, ritagli di giornale, plastica, mentre per le sculture-installazioni fa uso costante del legno.

È evidente l’aspetto onirico e l’atmosfera metafisica delle opere come nel dipinto “Livorno” ispirato al brano del celeberrimo cantautore labronico Piero Ciampi. In opere come “Periferia e fabbrica” e ancor più “La nottata”, si rintraccia qualcosa della pittura metafisico-espressionistica di Mario Sironi.

“Periferia e fabbrica”

Emozioni metafisiche che tornano ma con un cromatismo più acceso e ottimistico, in opere come “L’arrivo della sirena alla Terrazza con antico guerriero” o “Lo stupore della sua bellezza metafisica”, in entrambe le opere si vedono porzioni della Terrazza Mascagni e della balaustra che danno sul mare e il cielo, ma arricchisce il tutto con figure misteriose che rimandano al “Mito”.

“L’arrivo della sirena alla Terrazza con antico guerriero”

Busonero mescola realtà e fantasia in modo magistrale, le dosa, le tiene in perfetto equilibrio, costringendo lo spettatore a farsi delle domande, a porsi nei confronti delle sue opere un continuo e insoddisfatto desiderio di decodificazione totale dell’opera, come se qualcosa di misterioso, di criptico, di “ermetico” restasse nella sua “poesia visiva”, eternando così l’opera in questione.

Ancora più favolistiche le opere come “Il dono del gigante”, “Le colonne d’Ercole”, o “Piazza dei miracoli non avvenuti”, quest’ultima opera ricorda l’arte prerinascimentale.

Sulla sn. “Il dono del gigante”

Ovunque Busonero viaggi con la fantasia, egli resta legato alla Toscana, e in particolare a Livorno, come gli omaggi a Modigliani evidente nel dipinto “Modì e Luna Czechowska”, ove il volto di Modigliani è rappresentato da un ritaglio in bianco e nero, e la Czechowska è ritratta con lo stile pittorico di Modigliani; anche le prospettive e la scelta cromatica rimanda al grande pittore livornese del Novecento. Torna su questo soggetto anche nella scultura-installazione, come “Modì, Jeanne Hébuterne e Giovanna” realizzato con modellatura in legno e giornale, un’arte che omaggia Modigliani.

“Livorno” e, a sn, “Modì e Luna Czechowska”

Lo stile personalissimo di Busonero è marcatamente evidente, così come nella scultura-installazione “Nemesi dell’immaginario” che da il nome alla mostra, e dove con un telaio di bicicletta, modellatura in legno, lamierino e giornale, Busonero realizza un capolavoro: da notare che in questa opera, la ruota anteriore è circolare, mentre quella posteriore è quadrata, rimandando vagamente a Marcel Duchamp.

Inutile cercare un termine che possa sintetizzare tutta l’arte di Graziano Busonero, egli è poliedrico (non a caso è anche scrittore e poeta), e le sue opere riproducono un mondo favolistico che contiene sempre però un aggancio con la realtà, alternando sensazioni a volte opprimenti, altre, liberatorie.

È un viaggio quello di Busonero nel proprio inconscio, nella propria anima, ma che contiene uno specchio interiore che riflette la realtà esteriore, attraverso la rielaborazione poetica che è la sintesi dell’essere artisti. È una mostra da non perdere.

Ingresso libero. Orario: 9-19.

Per informazioni: 3804307699 – 334 2406735.

Alcune delle opere in mostra. Foto di Gianluca Donati.

  • Giuseppe Ussani d'Escobar e l'artista

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