Emozioni con “Il piccolo Marat”, al Goldoni una messa in scena memorabile

Un'opera non adatta a palati delicati

Foto: Glauco Fallani
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Pubblicato ore 07:00

  • di Glauco Fallani

LIVORNO – Dopo la prima assoluta di venerdì 10 dicembre, ieri pomeriggio è tornata in replica al teatro Goldoni di Livorno l’eccezionale edizione del centenario di “Il piccolo Marat” di Pietro Mascagni. L’Opera, infatti, debuttò per la prima volta al Teatro Costanzi di Roma il 2 maggio 1921. Mettere in scena questo mirabile lavoro non è stato facile: per farlo sono infatti necessari molti cantanti, almeno 13 per ben 18 personaggi, particolarmente dotati, un’orchestra composta da un adeguato numero di elementi ed un coro imponente, assai più nutrito rispetto a quanto negli ultimi anni siamo stati abituati ad ascoltare nel nostro bel teatro.

Ambientato durante il Terrore, momento cruciale e violentissimo seguito alla Rivoluzione Francese, per tutti gli anni ’20 del ‘900 “Il piccolo Marat” fu rappresentato con grande fortuna nei maggiori teatri, situazione che durò fino agli anni ’60, dopo di che cadde quasi nell’oblio, tanto è vero che oggi il pubblico meno affezionato alla lirica ignora quasi completamente l’esistenza di quest’opera. In passato è stata anche bollata con l’epiteto di “Reazionaria”, un’accusa eccessiva poiché non era sicuramente quello l’intento del bravo librettista Gioacchino Forzano né, tanto mento, del compositore delle melodie atte a rinforzarne il pathos. Fatto sta che dopo le due rare edizioni del 1979 e del 1989 neanche a Livorno, città natale del grande Pietro Mascagni tanto amato dai nostri concittadini, è stata più rappresentata. Mancanza alla quale oggi, in occasione del centenario e proprio partendo dalla nostra città, si cerca di porre rimedio rilanciando l’opera musicata dal grande Maestro livornese grazie a una produzione che, in tutte le sue componenti, ha voluto rispondere a un preciso e unico imperativo: quello di ritrovare l’interesse e l’amore del pubblico grazie a una messa in scena di alto livello.

La vicenda si snoda tra avvenimenti storici accaduti in seguito alla Rivoluzione Francese, avvenimenti non di rado anche crudi. Nell’ispirarsi al romanzo “Les Noyades de Nantes” di George Lenotre, Gioacchino Forzano, il librettista, narra le terribili vicende accadute nel corso dell’ultimo decennio del ‘700 a Nantes soprattutto nelle acque della Loira e dei drammatici annegamenti a cui venivano sottoposti gli antirivoluzionari della Vandea.

Un’opera, insomma, non adatta a palati delicati, che racconta, col supporto emotivamente fondamentale della musica, avvenimenti molto crudi ripresi pari pari da una realtà raccapricciante. Ci sono bambini prigionieri, debolissimi in quanto denutriti e c’è anche chi cerca di salvarne qualcuno, almeno quelli che ancora si dimostrano in grado di alzarsi e camminare. C’è un grande ponte, che personalmente ho trovato molto interessante, che domina la scena per ognuno dei tre atti. Un aereo passaggio che va da una parte all’altra del palcoscenico, certamente un simbolo di grandissima efficacia, ma anche un grande aiuto per chiunque nell’attraversarlo cerchi di trovare la salvezza. Un passaggio obbligato tra prigionia e libertà, tra morte certa e amore per la vita. È qua che, a mio avviso, il messaggio dell’opera ritrova un suo contatto con l’odierno, con quanto oggi è di grande attualità. Altro che messaggio reazionario, direi l’esatto contrario: in un momento in cui ad ogni latitudine si innalzano alti muri è solo grazie a un ponte che si può sperare di trovare la salvezza.

Personaggi e interpreti

L’Orco: Andrea Sivestri. Mariella: Valentina Boi. Il piccolo Marat: Samuele Simoncini. La mamma: Sivia Pantani. Il soldato: Stefano Marchisio. La spia: Alessandro Martinello. Il ladro: Pedro Carrillo. La tigre: Michele Pierleoni. Il carpentiere: Alberto Piermarino. Il capitano dei Marats: Carlo Morini. Il portatore d’ordini: Luis Javier Jiménez Garcia. Prima voce: Marco Mustaro. Seconda voce: Simone Rebola. Il vescovo: Paolo Morelli.

Coro del Teatro Goldoni di Livorno, Maestro del coro: Maurizio Preziosi.
Regia di Sarah Schinasi.
Orchestra della Toscana diretta dal Maestro Mario Menicagli.

Le foto sono di Glauco Fallani

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