
Pubblicato ore 10:00
- di Glauco Fallani
LIVORNO – “Quali tra le canzoni di Ciampi che porterai al concerto senti più vicino a te?” chiedeva giorni or sono la nostra direttrice Valeria Cappelletti in una video intervista esclusiva per il nostro giornale a Bobo Rondelli (vedi qui l’intervista). “Purtroppo un po’ tutte” è stata la laconica risposta che con gran sincerità ha dato il più livornese tra tutti i cantanti che ancora oggi calcano le nostre strade. Ecco, ho pensato che questo fosse un ottimo modo per cominciare la mia recensione su “Ciampi, ve lo faccio vedere io” il coinvolgente spettacolo al quale in compagnia di un vasto pubblico ho avuto modo di assistere ieri sera, 14 aprile, al Teatro Goldoni in una serata memorabile.

Al di là di ogni considerazione nessuno può negare che Ciampi sia stato “un cuore libero” ed è questo che a mio avviso fa del nostro Rondelli, anche lui indubbiamente “cuore libero”, l’interprete ideale per riproporre ai giorni nostri le stesse canzoni di un Artista a tutto tondo scomparso ormai da 43 anni. “Certe frasi” ha detto ancora Bobo nell’intervista che citavo “sono da scolpire su una pietra, buttarle in fondo al mare e poi se le trovi sei, come dire, segnato”.
Ma veniamo allo spettacolo di ieri sera, si è trattato di uno show rigorosamente scarno e minimale: un tavolino, una bottiglia, un bicchiere ripetutamente colmato dall’imprescindibile vino e luci, molte sulla platea poche sul palco dove l’ottima voce di Rondelli, accompagnato dagli amici Fabio Marchiori alle tastiere e, a sorpresa dal palco reale, da Dimitri Grechi Espinoza al sax, con l’unico scopo di enfatizzare al massimo la musica e, perché no, il “genio maledetto” di Ciampi ha ridato vita nuova e vera a brani scritti forse troppo presto per essere all’epoca apprezzati in pieno. Interessantissimi brani giunti fino a noi dai magnifici e ahimè lontani anni ‘70.

Ieri sera per un’ora e mezzo o forse due ore, a un certo punto si è persa la cognizione del tempo, è tornato nella sua Livorno, è tornato tra di noi quel Piero mai interamente amato dal grande pubblico ma, al contrario, fin dall’inizio apprezzato da colleghi (Gino Paoli, Nada ecc.) che del coltivare musica e Poesia hanno fatto scopo primario per la propria esistenza. “Questo è il ciuco di battaglia del sottoscritto” ha fatto sapere a un certo punto il nostro Bobo e su parole e note di “Madame Sitrì”: “Viaggio di andata senza ritorno bella Livorno mi fermo qui…”, ha messo sul piatto un capolavoro tutto suo.
“Tu no”, “Il vino”, “Io e te Maria”, “In un palazzo di giustizia”, “Il Natale è il 24”, la bellissima “Sul porto di Livorno”, interpretate alla grande da Rondelli, sono state l’asse portante dello spettacolo e quando in “Lungo treno del sud” si è trovato a cantare “…ho la folle sensazione di trovarmi alla stazione” il bravo Rondelli si è fatto mattatore, si è trasformato in Bobo: “Basta che un sia quella di Pisa!” ha gridato da par suo nel microfono prima di uscire per andarsene via dietro le quinte.
È a questo punto che ognuno tra i numerosissimi presenti ha preso a gran voce a richiamarlo. Un minuto, due minuti, tre minuti? Quando Bobo, insieme a Fabio Marchiori, è ritornato l’atmosfera era quella giusta per uno show senza precedenti, il cuore libero, che pure lui possiede come Ciampi, ha preso il sopravvento facendolo partir per la tangente: Tenco (“Un giorno dopo l’altro”), De Andrè (“La canzone dell’amore perduto”) e via dicendo, magnifiche canzoni senza tempo hanno preso vita, sono state rievocate, proposte e cantate in compagnia del pubblico che ne conosceva le parole. Con la tristissima canzone esistenzialista “Tre minuti”, già citata in inizio di spettacolo, è terminata la sorprendente esibizione: mascherina piazzata a coprir l’intero viso, il nostro Rondelli ha ascoltato in silenzio la canzone: “Tre minuti… due minuti… un minuto, resta un minuto per poterti dire”, il brano, si sa, finisce bruscamente e il nostro Bobo tolta la maschera si gode, insieme all’ottimo Marchiori, i meritatissimi e prolungati applausi.
Le immagini della serata sono di Glauco Fallani
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