Achille Campanile tra umorismo surreale e giochi di parole

Tra i suoi lavori: 150 la gallina canta e Agosto moglie mia non ti conosco

achille campanile
Achille Campanile
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  • di Gianluca Donati:

Achille Campanile (Roma, 28 settembre 1899 – Lariano, 4 gennaio 1977) è stato uno scrittore, drammaturgo, sceneggiatore e giornalista italiano, celebre per il suo umorismo surreale e i giochi di parole. Diplomatosi presso il liceo classico Mamiani, negli anni Venti alternò agli studi di giurisprudenza l’impiego di correttore di bozze e segretario di redazione presso il quotidiano “La Tribuna”, fondato dagli esponenti della Sinistra storica Baccarini e Zanardelli. Divenuto poi cronista del settimanale “L’Idea Nazionale”, ideato dai nazionalisti Coppola, Corradini e Federzoni, mise in luce il suo talento drammaturgico e di umorista in un articolo di cronaca dal titolo “Tanto va la gatta al lardo”, facendosi notare dal critico teatrale, responsabile della terza pagina del giornale, Silvio D’Amico.

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Copertina di “L’inventore del cavallo”

Ammirato e sostenuto da Pirandello e Montale (col quale era anche in amicizia), Campanile cominciò dunque a presentare i suoi primi lavori (“Centocinquanta la gallina canta” del 1924, “L’inventore del Cavallo” del 1925). Seguirono commedie e romanzi di notevole successo come “Ma cos’è questo amore” del 1927, “Se la luna mi porta fortuna“, “Agosto moglie mia non ti conosco” che gli diedero una notevole popolarità tanto che la sua immagine in abiti molto eleganti e col monocolo era molto nota.

Nel 1930, la rappresentazione della sua commedia in tre atti “L’amore fa fare questo ed altro” al Teatro Manzoni di Milano per la regia di Guido Salvini e l’interpretazione di Vittorio De Sica, Giuditta e Checco Rissone, ed altri famosi, destò un putiferio: il pubblico si divise in entusiasti estimatori e feroci denigratori. La commedia fu poi riproposta anche all’estero con lo stesso risultato. Fra le prime sue opere, le “Tragedie in due battute” (rappresentate per la prima volta intorno al 1925) costituiscono certamente un contributo di grande innovazione e un’opera in sé irripetuta. Si tratta di piccoli atti, sceneggiati per il teatro, effettivamente composti da un numero irrisorio di battute (termine usato nel senso del gergo teatrale e non in quello umoristico).

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Achille Campanile

Alcuni sono rimasti noti presso il pubblico, spesso senza che sia noto da dove provengano. Nonostante il nome con cui sono note, si tratta ovviamente di opere del genere della commedia, e destinate dallo stesso autore a una prevista lettura libresca piuttosto che alla resa scenica. Questo anche in considerazione dei numerosi commenti inseriti nelle note di rappresentazione, e che talvolta costituiscono l’intero contenuto della “tragedia”, come ad esempio in “Una tragedia evitata in tempo“, nella quale l’unico protagonista non recita una sola battuta. Anche questa chiave è portata al paradosso in “Un dramma inconsistente“, il cui unico personaggio è Nessuno: la scena, suggerisce la nota d’ambiente, “si svolge in nessun luogo” e Nessuno “(tace)”.

Come in molte di queste tragedie, infatti, Campanile parte dal titolo per costruire il suo atto unico in rigorosa deduzione dal titolo stesso, la tragedia è spiegazione del suo titolo. Meglio se in poche battute. Lo stile di Campanile, praticamente oggi riconoscibile e inconfondibile al primo assaggio, si compone di una prosa curata, precisa, pignola, con costante (ma sottintesa) ricerca di impeccabilità linguistica. Nella grande ed esperta conoscenza della lingua, e nel sapiente uso del lessico (solo apparentemente popolaresco, in realtà rigorosamente studiato e sofisticato), affonda la radice della non comune capacità di allestire spettacoli della logica che, in qualche assonanza (o piuttosto consonanza) con effetti tipici pirandelliani, ridicolizzano la più istintiva delle convenzioni sociali, la parola, e attraverso questa le convenzioni stesse.

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