
- di Valeria Cappelletti:
LIVORNO – Serata tutta per Gabriele Detti quella di ieri, domenica 27 maggio, organizzata in piazza del Luogo Pio per la conclusione della manifestazione “Livorno al Centro“. Il nuotatore livornese, campione mondiale degli 800 metri stile libero e due volte sul podio ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016, ha ricevuto in premio una medaglia “per aver valorizzato e promosso con la propria attività l’identità livornese“, così è stato inciso sul retro della medaglia.

A premiare Detti, l’assessore alla cultura Francesco Belais intervenuto insieme a Riccardo Della Ragione, direttore artistico della manifestazione e ad Alberto Paloscia, direttore artistico della stagione lirica della Fondazione Teatro Goldoni. Assenti gli altri due premiati il comico ed attore livornese Giovanni Bondi e il grande soprano rumeno Lucia Stanescu, quest’ultima per problemi di salute. A fare le veci della soprano, lo stesso Paloscia che ha detto: “Mai premio fu più meritato per una livornese di adozione ma veramente una grandissima artista”.
Noi abbiamo colto l’occasione per fare due chiacchiere con Gabriele Detti non solo su questa premiazione:
Com’è ricevere un premio di questo tipo dalla tua città?
Fa piacere essere considerato ambasciatore di Livorno nel mondo, sono contento che abbiano pensato a me vuol dire allora che vengono osservati anche altri sport, non solo il calcio, ma questa non vuol essere assolutamente una polemica. Alla fine lo sport se visto nel modo giusto può essere considerato sia arte che cultura.
Come presenti Livorno quando sei all’estero?
Di solito gioco molto sul fattore mare soprattutto se capita di parlare con amici che vivono in posti in cui il mare non c’è. Mi diverto a far pesare un po’ questo particolare anche perché sono un amante del mare e quindi mi viene spontaneo far leva su questo. Tuttavia è comunque difficile raccontare Livorno, bisognerebbe venire qui, vederla e viverla. Quando parlo della mia città, anche per lo sport che faccio, il mio primo pensiero è legato all’acqua.

Cos’è per te il nuoto?
A parte che è l’unica cosa che so fare, questa e poco altro. Oltre a essere il mio sport, è la mia passione, il mio lavoro, il mio passatempo, quando metto la testa sott’acqua non sento più le stupidaggini che ci sono in giro e quindi mi isolo dal mondo, è un modo per uscire dallo schema e stare tranquillo con me.
Quanti sacrificio c’è dietro al tuo sport?
Penso che, come succede in tutte le cose della vita, sia che si tratti di uno sportivo sia che si tratti di qualsiasi altro lavoratore, l’impegno in quello che si fa è fondamentale. Poi c’è chi ha la fortuna di aver fatto della propria passione un lavoro, quindi non posso dire che è uno stress, oppure che è difficile. Il sacrificio può essere stato quello di aver saltato un pezzo di adolescenza, di non essere uscito spesso la sera con gli amici, perché la mattina ho gli allenamenti ma, seppure in maniera ridotta, non mi sono mai fatto mancare niente.
Nella parte interna del braccio hai tatuati i 5 cerchi olimpici. Cosa rappresentano per te le Olimpiadi?
Per me, come penso per qualsiasi altro sportivo, sono il sogno da raggiungere. Ogni bambino che comincia a fare sport pensa alle Olimpiadi, mi ricordo che fin da piccolo dicevo che un giorno ci sarei andato, vincerle poi è qualcosa in più, è il sogno nel cassetto al quadrato.
Progetti futuri?
Nuotare, voglio nuotare qualche altro anno poi, un domani, quando diventerò “grande” vedremo cosa fare.
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