Matteo Cremon ci racconta “La Guerra dei Roses”

Sul palco anche Ambra Angiolini per la regia di Filippo Dini

Matteo Cremon e Ambra Angiolini sono i protagonisti di "La guerra dei Roses". Foto: Bepi Caroli
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LIVORNO – “Un civile divorzio è una contraddizione in termini” è quanto dice Gavin, l’avvocato di Jonathan Rose, e tutto si può dire tranne che la separazione tra i coniugi Rose sia civile.

Foto di Bepi Caroli

La guerra dei Roses” romanzo di Warren Adler a cui si è ispirato il famoso film del 1989 con Michael Douglas (che nella pellicola si chiama Oliver non Jonathan) e Kathleen Turner, è diventato uno spettacolo per la regia di Filippo Dini e, a vestire i panni dei Rose, sono Ambra Angiolini e Matteo Cremon.

Questo spettacolo andrà in scena il 28 novembre al Teatro Goldoni (ore 21) e l’attesa da parte del pubblico è davvero molta visto che, sia nel libro che nel film, è in atto una vera e propria guerra a suon di piatti rotti, lampadari che si schiantano a terra e voli giù dalle scale. Di tutto questo abbiamo parlato con l’attore Matteo Cremon.

Per chi non conosce la trama, facciamo un riassunto

È la fine di una storia d’amore e quindi di un divorzio tra i coniugi Rose, Jonathan e Barbara, e questo avviene in conseguenza del fatto che un giorno la moglie, Barbara, decide che vuole trovare una sua identità lavorativa, una sua autonomia oltre a un proprio guadagno. Il marito finora non aveva mai capito questa necessità era sempre lui che si occupava del sostentamento della famiglia.

Foto di Bepi Caroli

Sono una coppia di successo, lui è un avvocato di Washington e Barbara, rappresenta quella parte di squadra che è necessaria per vincere in quell’ambiente e infatti, quando lei cerca di raggiungere la sua autonomia dando vita a un’agenzia di catering, il marito penserà  che si tratti solo di un hobby. Tutto questo porterà a incomprensioni e alla separazione.

Che tipo di commedia sarà?

Principalmente dark perché si parla della fine di un amore. Però il pubblico che partecipa con noi alla rappresentazione assiste anche a momenti comici, ride dei personaggi e poi si riconosce in quello che viene raccontato in maniera anche un po’ surreale, dato che tutto  viene portato a conseguenze estreme.

Al centro dello spettacolo c’è il binomio amore/odio

È una visione un po’ diabolica, l’amore che finisce rientra un po’ in una sorta di dannazione perenne per questi personaggi e infatti c’è un potere divino che interviene sia all’inizio che alla fine della messa in scena e dichiara che le nostre vite sono in mano a decisioni più grandi. Inoltre i due avvocati dei coniugi (interpretati da Massimo Cagnina ed Emanuela Guaiana) fanno da diavoli della situazione, vestendo panni grotteschi e surreali.

Come descriverebbe Jonathan? Sembra che cerchi di sminuire l’indipendenza di Barbara

Foto di Bepi Caroli

Questo è ciò che si vede da fuori. Io lo considero un puro nelle azioni e nei pensieri. Lui ha fatto di tutto per creare una vita agiata e questa novità lo sorprende e lo destabilizza perché non la trova necessaria per l’equilibrio che hanno creato insieme.

Credo che il problema fondamentale sia l’incomunicabilità, a volte manca la capacità di riuscire a vedere il punto di vista diverso dal nostro. Ma per Jonathan, Barbara è parte integrante della squadra poiché serve curare i contatti, le relazioni come andare a cena con la moglie, sono cose un po’ strane per quel che mi riguarda, ma forse necessarie per quell’ambiente.

Una battuta viene spontanea, farete cadere il teatro? Perché nel libro e nei film i due spaccano davvero tutto

Non ci risparmiamo, ma naturalmente nessuno si fa male.

La scenografia è molto particolare

Foto di Bepi Caroli

Sì, è firmata da Laura Benzi, ed è davvero sorprendente, perché è fatta in modo tale da trasmettere un senso di forte disequilibrio visivo e fisico. Rappresenta l’interno della casa dei Rose, molto lussuosa con un enorme lampadario, ma non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa.

La casa ha un ruolo molto importante

Assolutamente, né Barbara né Jonathan intendono abbandonarla e questo loro attaccamento può essere visto come un modo per voler rivendicare il proprio territorio; ma la cosa paradossale è che i due arrivano a litigare talmente tanto che la stessa abitazione viene distrutta completamente e sembra quasi che si opponga, si ribelli alla volontà dei due tra cui non vi è mai un accordo.

Lo spettacolo è molto fedele al libro?

Foto di Bepi Caroli

Sì, è una trasposizione teatrale, quindi una persona che ha in mente il film e viene a teatro si domanda come sia possibile realizzare tutto questo, ma penso che il teatro sia la dimensione migliore per questa storia quindi invito tutti a venire per vedere cosa succede.

Qual è il messaggio che vuole trasmettere lo spettacolo?

Nessuno ha la pretesa di insegnare come fare per stare bene in un rapporto di coppia, ma è uno spunto di riflessione soprattutto per capire dove non si dovrebbe arrivare, cioè a distruggere tutto sia materialmente ma in particolare emotivamente.

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