Caprioglio: “In Debora’s Love racconto la mia vita senza prendermi troppo sul serio”

Intervista all'attrice che presenta il suo spettacolo al Teatro Vertigo

debora caprioglio
L'attrice Debora Caprioglio
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  • di Valeria Cappelletti:

LIVORNO – Raccontarsi con passione, tornare indietro nel tempo e rivivere la propria infanzia, gli esordi nel mondo dello spettacolo, le battute d’arresto e i grandi successi, tutto con grande ironia. È questo il segreto di “Debora’s Love”, lo spettacolo che l’attrice Debora Caprioglio presenterà il 6 gennaio alle 21.30, al Teatro Vertigo di Livorno (via del Pallone, 2. Per prenotare i biglietti: 0586210120). Un monologo scritto a due mani con il regista Francesco Branchetti e che vede come aiuto regia Isabella Giannone, scene e costumi affidati a Clara Surro e musiche di Pino Cangialosi. Un viaggio brioso che l’attrice veneziana ci ha raccontato personalmente.

debora caprioglio
Il regista Francesco Branchetti

Come nasce questo spettacolo e cosa deve attendersi il pubblico?
“Debora’s Love” è un monologo nato in seguito a un esperimento che avevo fatto durante una serata, in quell’occasione mi cimentai in una sorta di auto intervista, raccontando la mia storia professionale, di donna, e notando che questo interessava molto al pubblico. Così insieme al regista Francesco Branchetti abbiamo realizzato un vero spettacolo durante il quale racconto le varie tappe della mia carriera artistica, ma anche molto di me a 360 gradi, il tutto intervallato da momenti recitati e tratti dalla Commedia dell’Arte, dalla Locandiera, da Dante. Naturalmente ogni cosa è condita con una grande ironia, che è un po’ la qualità che mi rispecchia e quindi lo spettacolo si caratterizza per momenti di emozione ma anche per momenti di comicità e ilarità.

In un’intervista lei ha detto: “Mi piace giocare con la vita”, e in questo sta proprio quell’ironia di cui parlava prima. Ma quanto è importante nel mondo dello spettacolo essere ironici?
Lo dico anche nel monologo, è importantissimo. In “Debora’s Love” c’è una parte legata proprio a questo e rivolta a chi vuole lavorare nel mondo dello spettacolo; vuole essere un consiglio, senza presunzione. Per fare questo mestiere ci vuole un carattere molto forte perché quello dello spettacolo è il mondo della precarietà, anche se oggi questa è una caratteristica che purtroppo tocca un po’ tutti i mestieri: ci sono momenti in cui si lavora, altri meno e soprattutto agli inizi bisogna essere molto equilibrati perché si rischia di farsi prendere dalla depressione, dalla disperazione nei momenti in cui tutto non va come deve andare. Bisogna combattere le proprie fragilità e lavorare molto su se stessi. 

debora caprioglio

Nello spettacolo lei si racconta, parla della sua infanzia, della carriera, è stato difficile decidere di mostrare questo lato così personale al pubblico?
Probabilmente l’ho fatto in un momento giusto della mia vita, sono arrivata quasi alla soglia dei 50anni che compirò a maggio, quindi un bel traguardo, e questo è il momento giusto per raccontare delle cose con piena consapevolezza e anche con l’ironia e la gioia di farlo. Sicuramente è uno spettacolo coraggioso, ma dato che sono abituata a fare interviste ormai da quando avevo 18 anni, ho detto: “una volta tanto mi intervisto da sola”.

Qual è il momento più divertente della rappresentazione?
Ci sono tantissimi momenti divertenti, racconto un sacco di aneddoti legati anche al mondo del teatro. Per esempio, quando ho iniziato a fare teatro ero convinta che per essere bravi bastasse imparare la propria parte a memoria e quindi dopo lo spettacolo mi aspettavo delle recensioni incredibili, invece un critico mi attaccò duramente, ma così capii che per fare teatro seriamente e bene bisogna rimboccarsi le maniche. Poi ci sono tanti aneddoti legati a Mario Scaccia che è stato il mio maestro teatrale per molti anni e poi tantissime altre cose, ce ne sono diverse… per un’ora e 20.

Ci sono anche momenti in cui il pubblico è portato a riflettere. Tra gli argomenti che tratta nello spettacolo, quale le sta più a cuore?
Quelli legati alla mia infanzia che però non sono tristi ma teneri e poi la precarietà di questo mestiere, come dicevo sopra. Devo dire comunque che anche i momenti meno comici hanno sempre sotto una base ironica perché credo sia giusto, come del resto insegna il teatro stesso, che anche quando si parla di sé, non bisogna mai prendersi troppo sul serio.

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