
Pubblicato ore 16:00
- di Simonetta Del Cittadino
LIVORNO – Uno spettacolo duro, scarno che coinvolge il pubblico a tal punto da farne parte, come se il parere degli spettatori, in un crescente di tensione palpabile, fosse parte del lavoro stesso al cui giudizio non ci si può sottrarre. È così che è andato in scena ieri, 20 febbraio, al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo “E fu servita la cena”, dialogo fra Adolf Eichmann, criminale nazista, e la filosofa israeliana Hannah Arendt, liberamente tratto da “Eichmann, dove inizia la notte” di Stefano Massini per ricordare Giorno della Memoria.
Nato da un’idea di Franco Santini che ne firma la regia, lo spettacolo è un dipanarsi lucido e consapevole delle ragioni che portarono Eichmann a pianificare lo sterminio di milioni di ebrei, quindi è un mostro, è l’incarnazione del male? No, Massini ce lo presenta come un uomo normale, un impiegato scrupoloso, uno squallido arrivista calcolatore, un ambizioso esecutore degli ordini del Terzo Reich. Un lato sconosciuto dell’uomo che con metodo ha pianificato la soluzione finale facendo passare milioni di ebrei “par la cheminée” perché il gas, dice Eichmann è più rapido e indolore di altri tipi di morte.
È mai possibile che tanto orrore sia stato realizzato da una normale banalità? È questo il dubbio che si insinua nello spettatore attonito perché a mano a mano che la narrazione si dipana, il “mostro” temuto da milioni di persone si allontana per lasciare posto a un ambizioso arrivista così tragicamente vicino all’uomo comune.
La regia di Santini scerba ed essenziale mette in risalto le parole a volte dure come sassi, ma accompagnate dalle note struggenti del violino del bravo Alessandro Arieti che stempra i momenti più crudi della narrazione. I due interpreti Nicoletta La Terra e Claudio Monteleone hanno dimostrato una grande capacità e una recitazione asciutta e scabra che ha catalizzato i numerosi presenti in sala. Monteleone poi, giocando con il suo volto mobile ed espressivo, è riuscito, con le sue splendide doti di attore, a scavare nelle meschinità dell’uomo che ambiva soprattutto ad avvicinarsi ad Hitler, a dividere la tavola e a farsi una foto con lui.
Secondo il Talmud, ogni generazione conosce 36 uomini giusti dalla cui condotta dipende il destino dell’umanità, svolgerebbero lavori umili ed eserciterebbero il loro potere quando su Israele incombe una minaccia, per poi scomparire dopo averla eliminata. Già Giusti fra i Giusti… ma siamo sicuri che ce ne siano ancora in mezzo a noi?
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