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- di Gianluca Donati
LIVORNO – Ieri sera alla Fortezza Vecchia, nel suggestivo spazio della Quadratura dei Pisani, si è svolto lo spettacolo “Sono Solo Con Te”, uno show di musica e parole che ha visto il mattatore Paolo Ruffini, rendere omaggio al grande Giorgio Gaber e il suo “teatro canzone”.
La serata era cominciata male, con gravi problemi organizzativi alla biglietteria d’ingresso e gli spettatori, pur essendo già provvisti di biglietto, sono dovuti restare in attesa in fila per circa un’ora con episodi di nervosismo e qualche polemica. Una volta entrati nello spazio della Quadratura dei Pisani, si sono però subito dimenticati i contrattempi: accolti dall’atmosfera magica e avvolgente del luogo hanno preso ciascuno il loro posto a sedere,
facendo registrare il “tutto esaurito”. Nel frattempo, calde luci colorate illuminavano le pareti interne della Fortezza, trasformandola in una tavolozza cromatica mentre brani musicali registrati si diffondevano nell’aria. Verso le 22 sono saliti sul palco Claudia Campolongo al pianoforte e il maestro Marco Brioschi alla tromba che hanno cominciato a suonare, per poi annunciare finalmente, l’ingresso trionfale di Ruffini”, accolto dall’ovazione di un pubblico che lo attendeva da anni nella sua Livorno.
Ruffini ha sfidato il caldo della sera e delle luci di scena, indossando la giacca di un frac sebbene, senza farfallino e con dei pantaloni non esattamente combinati alla giacca, insomma, un’eleganza stravagante idonea al personaggio travolgente che è Paolo. Il primo sketch ha visto coinvolta una bambina del pubblico proveniente dalla provincia di Firenze che con i genitori è venuta appositamente a Livorno per vedere il comico labronico. Paolo l’ha fatta salire sul palcoscenico e hanno improvvisato una scenetta che ha divertito e intenerito il pubblico, anche per la disinvoltura della bimba, a suo agio sul palco. Poi fatta tornare a sedere in platea, Ruffini ha iniziato il suo spettacolo.
La scaletta dello show prevedeva dei monologhi tra teatro e cabaret intervallati da brani del repertorio di Gaber cantati da Campolongo e accompagnati da piano e tromba. Si è partiti con una riflessione comica e seria sui “social network”, sulle loro assurdità e di come condizionano la nostra vita quotidiana, e che ha permesso così di introdurre l’esecuzione del celebre brano gaberiano “La libertà”, mentre delle immagini “a tema” scorrevano su uno schermo a lato del palcoscenico e sulla rustica parete della Fortezza. Ruffini ha poi letto un proprio testo dedicato alla vita del palcoscenico, seguito da un testo di Gaber pensato per le donne. È stato l’occasione per far salire sul palco due congiungi anziani che si sono generosamente concessi al pubblico e alle domande di Ruffini; un passaggio che ha divertito molto il pubblico e ha anche intenerito per quei tanti anni di vita vissuta insieme dalla coppia.
È poi seguita la lettura di un altro testo che ha introdotto un altro celebre, bellissimo brano di Gaber: “Non insegnate ai bambini”. Non è mancata qualche frecciatina di satira politica che è servita per introdurre il brano “Destra-Sinistra”. E stato poi il momento di parlare dell’attualità, sdrammatizzando il tema del Covid, al quale è seguito uno dei momenti clou della serata, quando, Ruffini ha preso il telefono e ha chiamato in diretta la madre e hanno parlato tra loro per un paio di minuti tra le risate e gli applausi del pubblico.
A seguire, un monologo di Ruffini sul “futuro” che gli ha consentito di fare satira sull’ossessione dei cellulari, sfociato su un racconto autobiografico nel quale Ruffini ha parlato di se stesso e del suo passato, evocando episodi comici e poetici. Alla fine, Ruffini si è esibito in uno sketch ricorrente nei suoi spettacoli: gente del pubblico doveva dire i titoli di alcuni celebri film, e dopo averli trascritti tutti su un foglio, “Paolino” doveva improvvisare un monologo che li contenesse tutti. E qui si è assistito al momento di massima bravura di Ruffini che ha inventato sul momento un soliloquio, apparentemente un “nonsense”, ma che era tenuto legato da un filo logico che infilando a uno a uno, i titoli suggeriti, gli ha consentito di portare avanti un ragionamento che è concluso con il poetico: «Se è vero che il cinema assomiglia alla vita, allora, “La vita è bella”!». Un vero pezzo di bravura quella di Ruffini, ma non da meno sono stati Campolongo e Brioschi che hanno accompagnato musicalmente l’improvvisazione di “Paolino”, cambiando di volta in volta l’interpretazione della loro esecuzione, con accelerazioni o rallentamenti ritmici, un finale che ha riscosso un’ovazione totale. Livorno attendeva da tempo il ritorno di dello showman, ma alla fine l’attesa è stata pienamente ricompensata.
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