
Pubblicato ore 19:11
- di Gianluca Donati
LIVORNO – Tanto pubblico per il regista Paolo Virzì che ieri sera, 28 settembre, ha introdotto la proiezione del suo ultimo film “Siccità” al Cinema Teatro 4 Mori. La pellicola che è stata presentata fuori concorso alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, film già precedentemente recensito dal nostro quotidiano (leggi qui la recensione).
Cinema colmo di pubblico che aveva prenotato per tempo i biglietti, facendo realizzare quasi il tutto esaurito, sia in platea che in galleria, spettatori per nulla spaventati dal forte libeccio che sferzava per le strade della città e all’entrata del cinema, anche perché era stata annunciata la presenza del regista in persona che avrebbe introdotto il film prima della sua proiezione. Infatti, con leggero ritardo rispetto alla programmazione, è salito sul palco Virzì, accolto da un lungo e fragoroso applauso. Il regista ha salutato il pubblico e ha fatto un discorso introduttivo per esporre il film che gli spettatori si apprestavano a vedere. Ovviamente lo ha fatto alla sua maniera, intramezzando il suo discorso da simpatiche battute che hanno strappato al pubblico risate e applausi. Ad accompagnare Paolo Virzì c’era l’attore Emanuele Barresi.

“Mi sento parte dell’identità di Livorno – ha esordito il regista – e la cultura di questa città mi ribolle nel sangue, questo sangue che ci lega e infatti mi sento più impressionato, preoccupato dalla platea di Livorno rispetto ad ogni altro festival internazionale (applauso) perché è qui che sento che nasce tutto, la voglia di raccontare, cosa significa per il pubblico di questa sera. Mi ricordo che una volta rimasi addormentato durante la proiezione di una retrospettiva del cinema tedesco, quando mi svegliai non era rimasto più nessuno del pubblico, ero solo nella sala. Ogni volta che torno qui a Livorno mi batte forte il cuore, sentirsi in questo “postaccio” adorato mi fa anche tremare un po’ la voce rivolgendosi alle persone care, con le quali ci si sente più fragili e dove sei obbligato a essere autentico, devi essere te stesso perché non ci mettono nulla a pigliarti per il culo, quando stai imbrogliando, quando sei fasullo, qui non posso barare. Adesso vi devo raccontare la storia di questo film, prima lo vedete e se volete alla fine, come tradizione, torno, ma non per fare il dibattito sul film ma per capire le vostre eventuali reazioni”.
“Questo film – ha proseguito – è stato concepito esattamente durante il gennaio-febbraio del 2020 e io stavo preparandomi per girare in Toscana sennonché, come tutti sapete, è iniziata l’emergenza Covid e durante quel periodo di distanziamento, isolamento e anche solitudine, quando, per parlare con gli amici si scaricavano App da Internet, iniziai a chiacchierare con un mio amico, Paolo Giordano, scrittore e fisico, e cominciammo a immaginare come sarebbe stato il “dopo Covid”; la domanda che ci facevamo era: ne usciremo migliori? Dovete immaginare questa storia molto affollata; forse la solitudine in cui eravamo, con il distanziamento ci ha fatto venire voglia di creare almeno con l’immaginazione, un contesto con tanta gente. Poi realizzare questo film non è stato facile, perché dovevamo girarlo nel rispetto delle norme anti-Covid, quindi è diventata una sfida. Ma era un modo per immergersi in questo momento, per provare a raccontare un sentimento enorme di quella condizione. E per me stasera, questa sala piena è un regalo enorme!”.
Un lungo applauso ha salutato il regista non prima di promettere di risalire sul palco al termine della proiezione, promessa che ha puntualmente mantenuto.
Dopo l’applauso e le ovazioni che sembravano non terminare mai, ha concesso un simpatico discorso conclusivo insieme a Barresi e a Enrico Maria Sardelli tra i protagonisti del film. L’incontro ha visto la collaborazione del FIPILI Horror Festival.
Un estratto del discorso conclusivo
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