
LIVORNO – Domani, ore 17.30, Marta Fana presenterà il suo libro “Non è lavoro, è sfruttamento” presso la libreria La Feltrinelli di Livorno. L’incontro, organizzato da Buongiorno Livorno, rientra in un percorso di analisi e di rappresentazione del mondo del lavoro necessario al fine di aumentare i livelli di consapevolezza dei lavoratori e di stimolare un dibattito nella nostra città che si fa sempre più urgente, viste le disastrose condizioni economiche e sociali cui le scelte politiche del passato, più o meno recente, hanno portato.
Saranno presenti al dibattito la Rete degli Studenti Medi, Giovanni Ceraolo per USB, Fabrizio Zannotti per CGIL, oltre al Coordinamento dei Lavoratori Livornesi.
Il libro di Marta aiuta a ritrovare un percorso logico, partendo da un’analisi lucida di numeri e disposizioni normative, da una ricostruzione storica delle riforme giuslavoristiche. Individua quale compito principale dello Stato quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3).
Lavoro povero e sfruttamento stanno dilagando in tutti i settori, compreso quello pubblico, grazie ai processi di precarizzazione dell’organico delle pubbliche amministrazioni e all’esternalizzazione e privatizzazione della produzione e distribuzione dei servizi pubblici.
Qui è ancora più evidente come lo Stato abbia rinunciato alla propria funzione di garanzia del pieno esercizio dei diritti individuali collettivi sia nei confronti dei lavoratori pubblici che dei cittadini quali utenti.
“Non è lavoro, è sfruttamento” rappresenta questa realtà attraverso casi concreti, nomi di lavoratori e aziende, denunciando situazioni non più tollerabili di donne e uomini resi moderni schiavi in nome del profitto e del capitale e dimostrando come questa realtà possa e debba essere cambiata, partendo dal dovere politico di far emergere certe contraddizioni e di cercare a tutti i livelli, compreso quello locale, un riscatto collettivo.
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