
Pubblicato ore 16:12
- di Valeria Cappelletti
LIVORNO – Ci sono tante chiavi, singole oppure a mazzi, ci sono orologi, arnesi da lavoro come pinze, e poi fibbie di cinture e occhiali. Resta solo questo dei 140 passeggeri che hanno trovato la morte nella tragedia del Moby Prince. Sono gli “Oggetti di una strage“, l’installazione fotografica che da oggi, 10 maggio, sarà visitabile all’Ex Magazzino Ebraico (Scali della Fortezza Nuova) con orario 16-19 fino al 15 maggio. Il 15 maggio anche in orario 10-13.
Questa iniziativa rientra nel programma di eventi “Documenta 30”, progetto organizzato dall’associazione Effetto Collaterale in occasione del 30esimo anniversario della tragedia del Moby Prince e che vede la partecipazione del Comune, di Uovo alla Pop (che ha curato l’affissione dei 140 cartelloni con i nomi delle vittime. Vedi articolo) e dello spazio Thisintegra.
L’installazione che consiste in alcuni pannelli con fotografie scattate dal giovane livornese Attilio Zavatta, mostra gli oggetti delle vittime che, nel gennaio 2020, Loris Rispoli, presidente dell’associazione 140, ricevette all’interno di una scatola di cartone dalla Polizia Marittima di Livorno.

“È stato urgente effettuare un salvataggio simbolico di questi oggetti – ci ha detto Attilio Zavatta – a livello fotografico e visivo perché erano conservati in condizioni pessime. E l’unica cosa che potevo fare, come amico di Loris e come fotografo documentale era dare una visione degli oggetti che fosse il più diretta possibile, il più neutra possibile, per creare quel processo di identificazione, memoria e conservazione che si meritano questi oggetti, che hanno una storia di 30 anni. Un’azione di salvataggio della memoria e del tipo di storia che si portano dentro, la sensazione era di un grosso timore a maneggiarli per non sciuparli ulteriormente e a capire un po’ d’istinto ma anche con raziocinio, come fotografarli per restituire quante più informazioni possibili a chi li osservava in termini tecnico-scentifici, ma anche per gli stessi familiari che hanno riconosciuto effetti personali delle vittime. Sento il peso della strage, avevo un anno quindi non ho un coinvolgimento emotivo diretto, ne sento però il peso sociale, la giustizia sociale e la mancanza di memoria”.

“Gli oggetti che più mi hanno colpito – ha proseguito Attilio – sono la foto e il biglietto del treno, sono simboli di come le persone dentro la nave non sono morte bruciate come hanno ripetuto per anni perché se no quel biglietto di carta non sarebbe esistito. Con questa e con le altre iniziative abbiamo cercato di creare diversi tipi di memoria“.
E sul concetto di memoria si sono soffermati tutti coloro che hanno preso parte alla presentazione dell’installazione, questa mattina, lo ha fatto Francesca Talozzi, dell’associazione Effetto Collaterale: “Vorremmo uno spazio cittadino che diventi luogo in cui si possa tornare a pensare, un luogo della memoria stabile che tenga insieme i cittadini”.
Nicola Rosetti, vicepresidente dell’associazione 140, ha invece voluto ricordare Loris Rispoli che si trova ancora in ospedale: “Se fosse stato qui – ha detto – avrebbe abbracciato tutti, uno per uno, come era solito fare. Voglio dedicargli tutto questo perché è grazie a lui se dopo 30 anni ancora si parla di Moby Prince. C’è tanta rabbia per quanto è successo, per quelle persone che dovevano aiutarci e non lo hanno fatto, ma c’è anche tanta riconoscenza perché io mi sono sentito subito ben accolto a Livorno e i familiari hanno sempre avuto l’Amministrazione livornese dalla loro parte”.
L’assessore alla cultura Simone Lenzi ha sottolineato il grande valore che hanno questi oggetti per ciò che possono raccontare. “Sembra scontato – ha detto – ma ciò che vediamo in questa installazione apparteneva a esseri umani come noi e adesso che queste persone non ci sono più, restano gli oggetti a raccontare” e poi ha comunicato che: “Stiamo lavorando alla scelta di un luogo stabile dedicato alla tragedia”.
Presenti anche Nicola Pacini di Thisintegra e Libera Capezzone di Uovo alla Pop: “Quando siamo state chiamate per dare il nostro contributo – ha detto Libera Capezzone – abbiamo cercato di capire come l’arte potesse aiutare la memoria. Se guardiamo a questo luogo, se lo teniamo aperto noi ne diamo memoria e diamo memoria alla storia di Livorno ma se lo teniamo chiuso non ne avremo alcun ricordo, così succede per gli oggetti ritrovati, se li mostriamo racconteranno qualcosa, se li lasciamo in una scatola non ci diranno niente”.
Le altre iniziative
Questo dell’ex Magazzino Ebraico è solo uno degli spazi dedicati al progetto “Documenta 30”, infatti si affianca la Galleria Extrafactory (via della Pigna d’oro 2) con la mostra fotografica visibile da oggi: “Moby Prince. Il tempo e l’istante” con le foto della strage scattate da Novi e altri, tratte dal fondo documentario dell’associazione 140. Esposizione visibile gratuitamente fino a sabato 15 maggio con orario: 10-12 e 16-19.
Lo spazio Thisintegra (via Ganucci, 3) sarà utilizzato, domani e il 13 maggio (ore 10-12), per un laboratorio aperto a tutte le persone interessate, dedicato alla lettura dei giornali locali e nazionali che 30 anni fa raccontarono la strage.
Mentre il 14 e 15 maggio, dalle ore 16 alle ore 19, invece sarà scenario dell’iniziativa “Accadeva trent’anni fa. Immagini e ricordi sul Moby Prince” con la proiezione di una serie di video che offrono due diverse narrazioni della strage: quella del racconto giornalistico con alcuni servizi tv realizzati al tempo e quello, più intimo e personale, dei cittadini che ricordano il 10 aprile 1991 in alcune video interviste realizzate dall’associazione Effetto Collaterale.
Infine sabato 15 maggio, all’interno del Mercato Ittico, l’iniziativa “140×140 = memoria continua”. Dalle ore 19 alle 21.30 la proiezione, in collaborazione con Proforma, del video dedicato ai 140 manifesti realizzati dalla cittadinanza in memoria delle 140 vittime del Moby Prince per il progetto di arte pubblica promosso da Effetto Collaterale e Uovo alla Pop in occasione del 30° anniversario della strage. L’ingresso alla proiezione è gratuito ma è necessario prenotarsi scrivendo a documentaproject@gmail.com.
Le immagini sono state scattate da Valeria Cappelletti
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