
Pubblicato ore 17:31
- di Gianluca Donati
LIVORNO – Ieri venerdì 30 luglio, alla Fortezza Vecchia sono andati in scena gli sketch di Achille Campanile, scrittore, drammaturgo, sceneggiatore e giornalista italiano, celebre per il suo umorismo surreale e i giochi di parole, uno spettacolo che ha registrato il tutto esaurito come pubblico.
La rappresentazione, per la regia di Simonetta Del Cittadino, è partita in ritardo, perché nei pressi dello spazio aperto sul quale era allestito il palcoscenico, c’era una nave che emetteva un rumore che avrebbe disturbato la messa in scena. Dopo un’attesa di circa 15 minuti, gli attori hanno deciso di esibirsi comunque, non potendo indugiare oltre.

Così si sono accese le luci su una scenografia scarna: sulla sinistra, rispetto agli spettatori, un pianoforte elettrico sul quale Stefania Casu ha suonato degli stacchi musicali tra una scenetta e l’altra, o accompagnato alcuni momenti dello spettacolo. Al centro del palco un divanetto dietro al quale erano presenti quattro sedie, mentre sulla destra un leggio. Lo sfondo nero, per esaltare meglio gli attori.
Gli artisti che si sono alternati sul palco sono stati, Giorgio Algranti, Sandro Andreini, Massimiliano Bardocci, Gaia Bastianon, Franco Bocci, Marco Cioni, Mark Eaton, Antonella Masini, Matteo Micheli, Gabriella Paciotti, Giuseppe Pugliesi, Stefano Toscano, Giuliana Vivo.

Lo spettacolo dal titolo “Il teatro breve di Achille Campanile” è iniziato con un attore abbigliato in stile anni Trenta, con gilet e farfallino, che canta “Ma cos’è questa crisi”, brano scritto nel 1933 da Rodolfo De Angelis cantautore futurista, e un attore importante nel teatro del varietà e del caffè-concerto, e forte sostenitore del regime fascista che scrisse diverse canzoni per la propaganda e a sostegno della figura di Benito Mussolini.
Una voce femminile, da dietro il palco, fa da narrante e ci introduce nello spettacolo, descrivendo la figura di Campanile che rappresentava in modo sarcastico l’Italia durante il periodo del fascismo.
Gli sketch che vanno in scena sono: “Accenti d’amore”, “La quercia del tasso”, “Lo scatolino”, “L’inventore del cavallo”, “Il Bacio”, “Minerale naturale”, “La partita a carte”, e, a chiudere, il classico, “150 la gallina canta”.
Gli attori sono molto bravi a esibirsi nel “Teatro dell’assurdo” di Campanile, che ha degli echi pirandelliani (non a caso Pirandello fu un suo stimatore). Ma se l’ironia di Pirandello ha uno sfondo tragico, in Campanile è puro divertimento, un teatro surreale, fatto di doppi sensi e di nonsensi, che ieri sera hanno suscitando le risate e gli applausi del pubblico.
Tra comicità dell’assurdo, grottesca e post-futurista, i personaggi compiono azioni altrettanto assurde, una comicità che per i tempi nella quale fu pensata, scritta e messa in scena per la prima volta, era moderna, irriverente, dissacrante, portando le situazioni fino al paradosso.
C’è spazio anche per un altro stacco canoro dove viene cantata “Ba… ba… Baciami piccina” scritta nel 1940 e resa celebre da Alberto Rabagliati.

Alcuni sketch come “La quercia del tasso” o “Minerale naturale” mettono in evidenza le capacità recitative degli attori e la loro memoria, esibendosi in veri e propri scioglilingua sbalorditivi, senza intaccare e sbagliare una battuta. In altre scene, come “Il Bacio” o “La partita a carte”, gli attori recitano quasi solo gestualmente, mentre voci fuori campo di attori che recitano da dietro il palco, esternano i pensieri degli attori e offrono un commento che fa spesso da contrappunto rivelando una verità talvolta opposta a quella apparente sul palco.
Il pubblico apprezza, ride e applaude, e al termine dello spettacolo, una sorpresa, gli attori salutano e ringraziano della sua presenza, uno spettatore speciale: Dario Ballantini!
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