
Pubblicato ore 07:00
- di Valeria Cappelletti e Simone Fulciniti
LIVORNO – Da una parte il Livorno Calcio, dall’altra il sessantotto pisano. Da una parte la Champions vista da Lamberto Giannini, dall’altra Pisa raccontata da Marco Azzurrini. Da una parte Shangai, dall’altra Corea, in entrambi i casi: Scenari di Quartiere, ieri sera, 29 settembre.
“Il calcio provoca sensazioni uniche, regala emozioni. È monotono, il tempo può non passare mai, ma poi all’improvviso arriva il goal ed è una scarica di adrenalina potentissima”. Inizia così Lamberto Giannini il suo monologo “Attimi di Champions” portato in scena ieri sera, 29 settembre, nell’ambito di Scenari di Quartiere. Palcoscenico dello spettacolo un giardino di un blocco di edifici di Shangai. C’era tanta curiosità tra i residenti, c’è chi ha assistito allo spettacolo dai balconi o dalle finestre.

Lamberto Giannini ha raccontato il suo amore per il calcio e soprattutto per la Champions League, conosce tutte le partite dagli anni ’70 a oggi senza dimenticare un solo goal.
La prima parte il docente di storia e filosofia l’ha dedicata ai grandi del pallone, impersonandoli, raccontando la loro storia calcistica fatta di grandi successi ma anche di cadute e fallimenti. Poi ha raccontato tre grandi finali di Champions: quella tra Bayern Monaco e Manchester, quella tra Liverpool e Milan, “ma la più bella è quella che si disputerà in un futuro, diciamo nel 2023 – dice Giannini – che vedrà protagonista il Livorno”. Lamberto Giannini sogna una finale che veda la nostra squadra approdare alla Coppa dei Campioni: “Sarà un Livorno Calcio composto dai grandi: Chiellini tornerà dalla Juventus, Diamanti dal Cagliari e anche Pavoletti“. Sul palco va avanti il racconto, con il Livorno Calcio che macina goal, superando gli avversari e avvicinandosi alla finale: Manchester, Sporting Lisbona, nessuno spera, ma man mano il sogno si avvicina. “Con la finale viene dichiarato l’allerta meteo amaranto – dice – tutti si fermano, nessuno lavora più, ma questa non è una novità, sono tutti pronti ad andare allo stadio”. La finale è con il Bayern. Una partita sofferta fino all’ultimo, ma alla fine la vittoria è dell’avversario. “Di questa storia – ha detto Giannini – è nato un libro e poi un monologo, ne abbiamo parlato, quindi è come se fosse successo. Il calcio regala emozioni uniche, il calcio permette di sognare”. L’ultima parte dello spettacolo è dedicata ai bomber: “Che ci esaltano”.
Molto divertente poi il siparietto che si è venuto a creare durante lo spettacolo quando una mamma affacciatasi alla finestra ha chiamato il figlio per la cena. Giannini stando al gioco ha chiesto cosa ci fosse per cena. “Riso al forno” ha risposto la signora. “Me ne leva una porzione?” ha chiesta Giannini. “Sì” ha replicato lei. “Bene, ho rimediato anche la cena. Questo è il bello del teatro di narrazione“. (di Valeria Cappelletti)
- di Simone Fulciniti
Il quartiere Corea, protagonista per una sera di scenari di quartiere, grazie all’attore pisano Marco Azzurrini, che con estrema leggerezza ha regalato una narrazione potente al numeroso pubblico presente. Teatro dell’esibizione il giardino dell’associazione Don Nesi, che ben si è prestato alla performance.

Azzurrini ha raccontato il 1968, che Pisa ha vissuto tra mille peripezie, partendo dalla nascita di un bambino, figlio di Mario e Leda Ricoveri, la notte di capodanno, un fatto degno di passare sul “Telegrafo”. I due erano ormai pronti per andare a far festa dai Bulleri, ma il lieto evento ebbe la meglio, nonostante gli abiti eleganti e i mocassini nuovi. Da quel momento in poi comincia una storia, inframezzata dai perfetti interventi musicali (canzoniere pisano) del maestro Alessandro Cei.
Le tematiche sono parecchie, dalla politica fino al pallone, così come gli aneddoti che Azzurrini snocciola alla stregua delle pietre preziose: ed in un certo senso lo sono. A partire dal giugno che vide il Pisa Calcio arrivare in serie A. Ma in maniera rocambolesca: dopo aver sprecato la grande occasione perdendo a Venezia, e con due soli punti di vantaggio sulle seconde, essere costretto, riposando l’ultima giornata, a attendere un miracolo dagli altri campi. E non essendoci radio o tv (era la serie B, d’altronde), i tifosi si radunarono in piazza, sotto la sede della Nazione: infatti due inviati via telefono avrebbero raccontato tutte le fasi delle partite, e altri giornalisti dalla finestra col megafono le avrebbero ripetute ai presenti. E il miracolo avvenne. Poi la curiosità che nessuno si aspetta: l’anno successivo, per questioni politiche, un gruppo di operai, rubò le porte dello stadio la notte prima del debutto. E il Pisa poté giocare soltanto grazie al Livorno, che prestò gentilmente le proprie in extremis.
Tante le storie di quel ‘68: il mercato Rosso, con la frutta che costava la metà, bloccato ben presto dall’intervento dei celerini. Gli stessi celerini che successivamente menarono mani e manganelli per disperdere un blocco stradale sul ponte di porta a mare (più o meno dove oggi c’è il bar Livorno).
E quando il 31 dicembre potere operaio organizzò un’azione alla Bussola, in Versilia, per contestare il capodanno dei “signori”, un ragazzo di 16 anni, Soriano Ceccanti, venne colpito da un colpo di pistola della polizia alla schiena e si salvò per il rotto della cuffia. Alla fine l’applauso sentito del pubblico basta e avanza per l’assegnazione di un voto assolutamente positivo. Campanilismi a parte, Pisa questa volta, ci è piaciuta davvero.
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