L’antisemitismo viaggia in rete: la mostra sul linguaggio dell’odio al Palazzo della Provincia

Fake news, stereotipi e attacchi a personaggi

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Pubblicato ore 16:00

LIVORNO – Non è una mostra come tutte le altre “Antisemitismo e linguaggio dell’odio in rete”, non è “bella”, “piacevole”, non vuole esserlo, non può, è una mostra che fa riflettere e che addolora, perché tratta una tragedia, quella della Shoah, lo sterminio di ebrei provocato dalla delirante ferocia nazifascista

Un’espansione che collega i fatti della storia passata, con il presente, ovvero con le attuali forme di razzismo antisemita che viene veicolato soprattutto attraverso il web, con fake news, attacchi a personaggi famosi ebrei, stereotipi e odio.

C’è tutto questo nella mostra allestita nell’atrio del Palazzo della Provincia (piazza del Municipio), ci sono foto, ritagli di giornali, o immagini riproposte in rotazione su uno schermo, quasi tutte in bianco e nero perché riferite a Auschwitz, ma anche a colori, sui personaggi del giornalismo o della politica, ebrei, e per questo attaccati quotidianamente sui social.

La mostra offre ai suoi visitatori, su supporto fisico, materiale, una parte infinitesimale dei contenuti riguardanti il tema dell’antisemitismo che purtroppo sono reperibili quotidianamente sul web.

Il materiale è stato messo a disposizione dall’Osservatorio Antisemitismo del Cedec (Centro Documentazione Ebraica Contemporanea).

Alcuni numeri impressionanti che si leggono sui documenti:

7.579 gli ebrei italiani arrestati, di cui 6.806 deportati nei campi di sterminio, dai quali ne sono tornati solo 837. Furono 6 milioni gli ebrei vittime del nazifascismo.

La maggior parte dei circa 6 milioni di vittime totali della Shoah perirono nei ghetti, nei campi di sterminio ed eccidi in Polonia e nei territori dell’Unione Sovietica sotto occupazione nazista, luoghi in cui vivevano o dove furono condotti a morire da tutta Europa.

Campi di sterminio

Auschwitz-Birkenau: 1milione di vittime.
Treblinka: 925mila vittime.
Belzec: 435mila vittime.
Chelmno: 172mila vittime.
Sobibor: 167mila vittime.
Majdanek: 60mila vittime.

Eccidi di massa nei territori della Polonia e dell’Unione Sovietica: 1 milione e 500mila vittime.

Ghetti nazisti: 800mila persone.

Campi di lavoro e concentramento in Germania e Polonia: 150mila vittime.
Campi di concentramento in Jugoslavia: 35mila vittime.

Altri luoghi: 500mila vittime.

La mostra affronta il tema del linguaggio antisemita in rete articolandosi in sei sezioni:

La tecnica dell’irrisione.
Ingiurie e diffamazioni.
Complottismo/soldi/potere, tra fake news e menzogna.
Negazionismo /neonazismo/violenza.
Il dileggio del “Giorno della Memoria.
Antisemitismo e COVID.

Inoltre, la mostra è arricchita da tre ulteriori spazi:

Per capire Auschwitz ci vorrebbero molte vite”, che tratteggia la storia della senatrice a vita Liliana Segre.

Antisemitismo: domande e risposte”: che tenta di sciogliere i tanti nodi relativi ad alcuni concetti spesso poco conosciuti o fraintesi che costituiscono l’humus su cui si fonda antisemitismo contemporaneo.

Con gli occhi di oggi”: che propone alcune foto scattate da studenti che in questi anni hanno visitato i campi di Auschwitz e Mauthausen.

L’utilizzo di parte del materiale è disponibile anche sul sito dell’Osservatorio Antisemitismo.

La mostra sarà visitabile fino al 24 febbraio con ingresso libero, negli orari di apertura degli uffici: dal lunedì al venerdì ore 9-13, il martedì e giovedì anche dalle 15 alle 17.

Alcune immagini della mostra

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