
Pubblicato ore 07:00
- di Simonetta Del Cittadino
LIVORNO – Una volta, a chi chiese a Campanile di riflettere sul ruolo dell’umorista, lo scrittore rispose con una tragedia in due battute. La scena si svolge in uno spaccio di cereali. Si alza il sipario e l’umorista chiede al negoziante: ”Avete riso?” e il negoziante: “Sì, signore!”. E l’umorista: “Allora l’effetto è raggiunto!”.
È proprio nel teatro breve e sintetico che sta la maggior intuizione di Campanile la cui produzione andò dalla critica, alla narrativa, alla saggistica ed appunto al teatro e al giornalismo, in un’Italia in crisi, reduce dal fascismo che non era abituata all’umorismo che diventò per il nostro autore un avamposto dell’antiquotidianità. Creava delle bombe e si divertiva a gettarle nel mucchio delle abitudini, registrando lo scompiglio che ne derivava, provocando il riso che si riappropriava così della sua funzione catartica.
Tanto per individuare meglio l’autore, uno dei suoi lavori più divertenti fu “Amiamoci in fretta” che irritò Mussolini che durante la campagna demografica vedeva nella fretta un ostacolo alla campagna demografica; ma Ciano, grande estimatore di Campanile, gli fece notare che “con la fretta non si possono prendere tante precauzioni e i figli scappano più numerosi!”.
A ben riflettere, nella sua produzione specialmente teatrale, troviamo un linguaggio di una sconvolgente modernità, all’epoca sconosciuto e tutto da scoprire: lo spezzettamento del senso (accenti d’amore, lo scatolino), la novità della registrazione antitetica (il bacio, la partita a carte), il discorso disorganizzato, il ribaltamento semantico (minerale naturale); le sue pièces sono anticipatrici di un teatro del tutto nuovo dove le scansioni ritmiche sono strettamente legate ad una fonetica di una lingua spesso reinventata (la quercia del tasso), che sono il sale del suo teatro breve, saggiamente dosato e mescolato con situazioni paradossali anche nel contenuto e nella seriazione dei fatti, solo apparentemente banali (150 la gallina canta), fino ad arrivare a situazioni completamente assurde (l’inventore del cavallo).
Campanile, è noto, fu preso ad esempio da Eugene Ionesco, ma a differenza dell’inventore del teatro dell’assurdo, i suoi lavori restano un momento astratto perchè non si basano su nessuna teoria, sembravano divertimento puro, insomma, di un guastatore cosciente, ma era qualcosa di più profondo. Spazio Teatro al giro di boa dei suoi 43 anni, lo ripropone beneaugurando a tutti un’ottima ripartenza coi teatri pieni di grande pubblico! L’appuntamento è per domani, venerdì 30 luglio, alle ore 21 in Fortezza Vecchia.
Biglietti: 7 euro, disponibili al Teatro Goldoni oppure direttamente in Fortezza Vecchia.
Informazioni: 0586204237 – 0586204290.
Il teatro breve di Achille Campanile
Accenti d’amore
La quercia del Tasso
Lo scatolino
L’inventore del cavallo
Il Bacio
Minerale naturale
La oartita a carte
150 la gallina canta
Con: Giorgio Algranti, Sandro Andreini, Massimiliano Bardocci, Gaia Bastianon, Franco Bocci, Marco Cioni, Mark Eaton, Antonella Masini, Matteo Micheli, Gabriella Pacinotti, Giuseppe Puglisi, Stefano Toscano, Giuliana Vivo.
Al pianoforte: Stefania Casu. Voce solista: Matteo Micheli.
Regia Simonetta Del Cittadino.
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