Applausi a scena aperta per Corrado Augias: “Siamo a Livorno, città colta, città libera”

Al Teatro Goldoni ha narrato "Tosca" di Puccini

corrado augias
Corrado Augias sul palco del Teatro Goldoni. Foto: F. Pozzi
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Pubblicato ore 14:00

  • di Gianluca Donati

LIVORNO – Il Teatro Goldoni ieri sera 10 giugno non avrebbe avuto poltrone vuote se non fosse stato per il distanziamento sociale che si è dovuto mantenere per il rispetto delle norme anti-Covid. Sul palcoscenico era situata una poltrona rossa con adiacente un tavolino molto basso; nella parte centrale un leggio. Quando si sono spente le luci, sono rimasti due fari accesi, un “seguipersone” (detto volgarmente occhio di bue), puntato sulla poltrona ancora vuota, una luce calda e accogliente, e una più fredda e meno concentrata, sul leggio. Poi nella penombra è entrato lui, Corrado Augias, e si è sentita la sua docile voce salutare il pubblico, accolta da un fragoroso applauso. È elegante come sempre nel suo stile, completo blu e cravatta rossa, raggiunge il leggio, e inizia a parlare.

L’argomento della serata è la “Tosca” di Giacomo Puccini, primo spettacolo del cartellone “Usciamo a riveder le stelle”. Augias in piedi davanti al leggio introduce la serata ricordando che la Tosca pucciniana è l’unica opera musicale nella quale muoiono tutti e tre i protagonisti della vicenda narrata. Poi Augias raggiunge la poltrona e vi si siede, e resta solo quella calda luce a illuminarlo. Tutto il pubblico resta in religioso silenzio, e per un attimo sembra di essere sintonizzati su RaiTre, lo stile pacato e l’erudito proferire sono gli stessi.

Per parlarci della “Tosca” di Puccini, Augias spiega i reali contesti storici dell’Italia del periodo nel quale si svolgono le vicende pucciniane, raccontando i paradossi storici con uomini che hanno letteralmente violentato la Chiesa di Roma, per poi esser nominati regnanti proprio dal Papa.

La performance di Augias ideata e interpretata dallo stesso, è perciò sviluppata come un racconto teatrale-storico, intramezzato dalle esecuzioni di arie tratte dall’opera stessa; registrazioni retroproiettate alle spalle di Augias. Con la supervisione tecnica di Angelo Generali per Corvino produzioni; si srotola così una narrazione erudita sul capolavoro storico e musicale delle più belle opere di Puccini.

Ma Angius, parlando della Tosca, ci narra anche del suo ambiente storico della Roma del 1800 sotto l’oppressivo regime pontificio. Le vicende alla vigilia della vittoriosa battaglia di Marengo condotta dal generale Napoleone Bonaparte contro gli austriaci, s’intrecciano con la costruzione artistica dell’opera pucciniana, realizzata giusto un secolo dopo.

La prima aria che viene retroproiettata è “Recondite armonie”, un frammento di un’opera videoripresa, eseguita perfettamente da Placido Domingo, mentre un flebile raggio di luce resta a illuminare Augias, il quale, al termine della prima aria proiettata, definisce la voce di Domingo di quel periodo, come la migliore di sempre.

Il giornalista romano riprende la narrazione del contesto storico dell’Italia del periodo e si concentra nella ricostruzione dei personaggi protagonisti della Tosca: Mario Cavaradossi (nel racconto, pittore) e di Floria Tosca (nella storia, celebre cantante), sono raccontati da Augias nei minimi particolari e il personaggio di Tosca viene definito dallo scrittore simile a quello di una “piccolo-borghese”, però – sottolinea – Puccini riesce a “elevarla” attraverso un testo e una musica magistrale. Il terzo personaggio, il barone Scarpia, capo della polizia, viene invece descritto come un abietto, che non anela amore, ma lo pretende, pronto quasi allo stupro. È in questo momento che dovrebbe iniziare una nuova proiezione di un altro passaggio dell’opera, ma c’è un errore della regia che proietta per sbaglio un altro momento dell’opera, prontamente interrotto da Augias che si scusa con il pubblico per l’errore, subito si rimedia all’errore.

Le proiezioni non seguono la regolare sequenza temporale della narrazione operistica, ma viene smontata e rimontata, per cui viene fatto ascoltare il finale che Augias definisce come uno dei più bei finali operistici mai realizzati. Per arricchire la narrazione e approfondire il contesto storico nel quale si svolge la vicenda della Tosca, Augias legge alcune poesie in romanesco e delle lettere di Leopardi.

A questo punto Augias si scusa con il pubblico se forse può apparire verboso, ma dice: “Siamo a Livorno, città colta, città libera”. Se al termine “colta” molti del pubblico si lasciano sfuggire un po’ di ilarità, alla definizione di “città libera”, esplode l’applauso del pubblico (il primo, dopo un lungo e religioso silenzio all’eloquenza di Augias).

Augias riprende allacciandosi all’attualità, alla corruzione della Chiesa moderna, citando la lettera pubblica che qualche giorno fa, il Cardinale Marx ha spedito a Papa Bergoglio relativa agli scandali della pedofilia nella Chiesa, ma – afferma Augias – anche nell’Ottocento, la situazione nella Chiesa romana, non era migliore, e legge un’altra lettera di Leopardi che è al quanto schietta nel descrivere le malefatte della Chiesa cattolica. È questo il momento per proiettare un’altra aria, una delle più belle in assoluto, “Vissi d’arte”. Un’aria così bella ed eseguita così perfettamente che nel finale esplode l’applauso nonostante si tratti di una registrazione. Si ripete l’episodio con “E lucevan le stelle”, che Augias suggerisce di coglierne anche le allegorie erotiche contenute in quest’aria diventata celebre in tutto il mondo.

Lo scrittore e giornalista si alza dalla poltrona e torna al leggio al centro del palcoscenico e prima di congedarsi si lascia sfuggire un’involontaria gaffe, definendo Puccini l’ultimo grande autore di opere della storia, citando Mascagni e Leoncavallo succeduti a Puccini, come autori di livello inferiore, scordandosi per un attimo di essere ospite proprio nella città del Maestro Mascagni. Si ode chiaramente un brusio in tutto il teatro, di disapprovazione. Augias si rende conto che forse non era il caso di fare quella precisazione proprio al Teatro Goldoni di Livorno e precisa che quelle sono considerazioni personali. Lo spettacolo è finito, e, già dimenticato l’incidente su Mascagni, il pubblico applaude fragorosamente.

Le immagini sono di Furio Pozzi

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