
Pubblicato ore 12:00
- di Gianluca Donati
LIVORNO – Una serata piena di spettacolo, arte e cultura ieri, sabato 5 novembre, al Teatro Goldoni, una sera cominciata già nel tardo pomeriggio con una mostra di dipinti di Gio Batta Lepori pittore-poeta labronico, a 20 anni dalla sua scomparsa.
Alle ore 18 infatti, era già possibile ammirare diverse sue opere nel foyer, dipinti bellissimi, purtroppo non valorizzati al meglio da un’illuminazione non eccellente, d’altro canto il Goldoni non nasce come galleria d’arte.

Alle 21 inizia una serie di spettacoli a ingresso gratuito, dedicati per ricordarne la memoria (a fare gli onori di casa Mario Menicagli). Ad aprire la scena, la proiezione di un docufilm realizzato da Amasi Damiani, incentrato sulla figura del pittore-poeta. Il docufilm, che si rivela forse un po’ troppo lungo, alterna fotogrammi che riprendono nella totalità i dipinti di Gio Batta, con primi piani dei narratori che leggono un testo, e altre inquadrature di Livorno, come quelle sulla Terrazza Mascagni. Purtroppo – ma qui Damiani non ha colpe – soprattutto per chi era seduto nelle prime file, la visione dell’opera era per metà ostacolata dalla presenza del pianoforte, usato successivamente per la prosecuzione della serata.
Nonostante ciò, è innegabile l’interesse del valore storico-culturale del documentario che ricostruisce la biografia professionale e umana dell’artista, oltre a mostrarne delle intense opere pittoriche. Interessante quando il testo evidenzia che Gio Batta fu un pittore autodidatta, nato nel quartiere di San Jacopo e non proveniente quindi da nessuna scuola d’arte, e come, per lungo tempo abbia lavorato alla Raffineria Stanic di Livorno per poter campare e dedicarsi alla pittura nel tempo libero, finché dopo la guerra, proprio sua moglie Vanda – che gli darà dieci figli – lo spingerà coraggiosamente ad abbandonare il lavoro alla raffineria e dedicarsi esclusivamente alla pittura. Una scelta pericolosa ma che si rivelerà giusta, perché Lepori si rivelerà un pittore professionista straordinario. E proprio la relazione tra Gio Batta e Vanda ha toccato una delle corde più sensibili ed emotive del docufilm, le voci narranti (una maschile e una femminile) infatti, hanno ricostruito un poetico commento scegliendo parole molto commoventi esprimendo l’amore che Gio Batta provava per la moglie, un amore che egli definiva “spirituale”, che trascendeva il corpo e il concetto di bellezza fisica. Termina con una riflessione sulla morte che Gio Batta sembra accogliere senza paura, ma come un evento naturale che mette tutte le persone del mondo sullo stesso piano esistenziale: la morte è un tratto comune a tutti gli esseri umani, forse l’unico. Al termine il pubblico, cospicuamente presente, ha lungamente applaudito la proiezione.
Ad alleggerire i toni è arrivato Michele Crestacci che ha regalato lunghi minuti di ilarità leggendo un testo scritto, ma Crestacci è bravo a non restare impigliato nel testo e, spontaneamente, quando l’istinto comico l’ha indotto, si è abilmente staccato dal testo e improvvisando meravigliosamente ha suscitato risate e applausi a scena aperta. Anche il monologo di Crestacci ovviamente era dedicato alla figura di Gio Batta, ricostruendo ciò che è stato già narrato dal docufilm, ma in una forma “comica”, raccontando dell’amore per la moglie e giocando facile nel far ridere sulla forte proliferazione di figli e nipoti della famiglia Lepori (soprattutto femmine). Non può mancare il passaggio dedicato al fascismo e alla tragedia della guerra, per poi riprendere con più forza di prima superate queste avversità, dedicandosi alla pittura e alla famiglia.
È poi arrivato il momento del soprano Noemi Umani che conobbe il pittore, e per l’occasione è stata premiata, da parte della Fondazione Stanescu. Subito dopo, accompagnata dal maestro al pianoforte, ha eseguito delle celebri arie liriche tra le quali Giacomo Puccini e Giuseppe Verdi. L’esecuzione vocale della cantante è stata perfetta, e gli equilibri dei volumi tra voce e pianoforte erano assolutamente equilibrati. Il pubblico ha lungamente applaudito.
Ma qui c’è il colpo di scena finale, poiché Crestacci è tornato sul palco e ha invitato i tanti figli, nipoti, parenti della numerosa famiglia Lepori a salire sul palco e godersi un lungo e liberatorio applauso finale.
Le foto sono di Gianluca Donati
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