
LIVORNO – Rubata, nella notte tra il 16 e il 17 luglio, l’opera “Io non posso entrare (Autoritratto)“, dell’artista Ruth Beraha, che era esposta dallo scorso aprile all’esterno del Museo della Città (piazza del Luogo Pio) nell’ambito del progetto Inciampi, a cura di Paola Tognon direttore dei musei civici livornesi.

L’opera, sul tema della discriminazione e dell’inclusione, consisteva in una targa di ottone specchiato con incisa la frase “Vietato l’ingresso agli ebrei e agli omosessuali”. La targa aveva suscitato in città, e non solo, un animato dibattito, anche a seguito dell’atto vandalico di un anonimo giovane livornese, che l’aveva imbrattata, oscurandone la scritta, con una bomboletta spray nera il 30 aprile scorso.
La mattina di ieri, 17 luglio, all’apertura del Museo, è stato scoperto il furto. Si stanno analizzando le immagini delle telecamere di sicurezza per capire se vi sono riprese utili a individuare il responsabile.
Contro i razzismi
“Rutha Beraha – ricorda il direttore Paola Tognon – aveva inteso sollecitare, con questa opera, una riflessione su tutti i razzismi e le discriminazioni, del passato, presente, futuro. Lo aveva fatto scegliendo in particolare di nominare nel suo “divieto di ingresso”, due specifiche categorie, la cui discriminazione è tristemente riconosciuta. La stessa Ruth Beraha, con un divieto del genere – evidenzia Paola Tognon – non sarebbe potuta entrare nel nostro Museo e questo segnala una sua voluta ed evidente presa di responsabilità”.
Vincitrice Combat Prize 2018
Ruth Beraha, vincitrice del premio Fattori Contemporaneo 2018 per il Combat Prize 2018, stava chiudendo la pratica della donazione alle collezioni dei musei civici livornesi, proprio di questa opera, che, insieme a Paola Tognon, aveva deciso di lasciare in loco nella sua condizione “censurata” e annerita sino alla fine del progetto Inciampi e forse anche dopo.
Ennesimo sfregio
“Ciò che è successo la scorsa notte con il furto, ennesimo sfregio a quest’opera, al suo significato e messaggio – dice Paola Tognon – dimostra la capacità dell’arte di disturbare sonni tranquilli. Poco importa che sia stato un gesto consapevole o una goliardata notturna. L’assenza della targa dal suo posto – conclude – racconta, parla ancora di più di razzismi e discriminazioni del passato e del presente”
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