
Pubblicato ore 14:30
- di Serafino Fasulo
La zona industriale di Pontedera assomiglia a quella delle altre città, capannoni in doppio filare con ampie aree di parcheggio. Immagino che l’atelier di Paolo Grigò sia vicino ma il navigatore mi conduce oltre. Attraverso un piccolo borgo, La Rotta, e poi è piena campagna. Un’ultima curva e la strada, leggermente in salita, porta ad una fattoria in località Le Vallicelle.
Tutto costituisce un incanto, la dolcezza delle colline, l’intensità del verde non ancora aggredito dalla calura estiva, i cipressi, ordinati edifici dedicati all’agricoltura e alle abitazioni che sembrano dialogare rispettosi con la natura. Una donna con la borsa della spesa, alta circa quattro metri e in cemento armato, mi dice che sono arrivato. È stata realizzata dagli allievi di Paolo Grigò, durante un corso.
Il mio ospite mi raggiunge poco dopo e mi conduce in un annesso della fattoria dove da trent’anni lavora. Ha un fisico imponente, mani grandi che raccontano la fatica di chi la scultura la progetta e la realizza, mani grandi che sanno anche cesellare. Sta lavorando ad un candelabro, il modello disegnato su fogli di grosse dimensioni è corredato di appunti scritti con una regolarità di tratto sorprendente. Ovunque tele, bozzetti, libri, oggetti accumulati nel tempo, ritagli di giornale, attrezzi, e, coperte dal cellofan, ad impedire che la creta secchi, nuove sculture. La luce entra da due finestre poste all’estremità della struttura, e crea zone di forti contrasti rendendo più difficile tarare diaframmi e tempi di otturazione ma non vorrei modificarla per nessun motivo al mondo. Mi sembra che illumini senza totalmente svelare, mi sembra che dialoghi con l’uomo che abita questo spazio e che si arresti discreta là dove non è richiesta.
“Ho studiato all’Istituto d’Arte di Cascina, quando ancora era specializzato nella lavorazione del legno. Poi ho fatto vari mestieri, anche umili, fino a quando una parrocchia non mi commissionò parte degli arredi di una nuova chiesa”. Grigò è un uomo gentile e attento, mi racconta ma ama anche ascoltare, conoscere chi ha di fronte. Vorrei fotografare ogni dettaglio di questa fucina che invita ad essere frugata tra le pieghe che la vita ha modulato, carica dell’entusiasmo e della generosità di chi l’ha forgiata. Ci sediamo, ancora una volta l’arte compie il miracolo, persone sconosciute fino a poche ore prima parlano come vecchi amici perché, in definitiva, cos’è l’amicizia se non la condivisione dei sogni?
Paolo Grigò nasce a Casina nel 1954, dove si diploma all’Istituto d’Arte; prosegue gli studi frequentando corsi accademici d’Incisione, Ritratto e Nudo. Dal padre ha appreso le tecniche della scultura. La sua attività artistica inizia nel 1971, partecipando a mostre collettive, rassegne nazionali e internazionali. Il suo percorso non è mai stato disgiunto sia dagli eventi socio-politici che da una riflessione sul ruolo della cultura e dell’intellettuale nel progresso della società civile. Oltre che in Italia, ha esposto in Francia, in Portogallo e Stati Uniti d’America.
Le immagini sono di Serafino Fasulo
Serafino Fasulo è produttore, regista di documentari e fotografo. Ha lavorato per la RAI, per Sky e per altre produzioni televisive e cinematografiche. Ha curato numerose rassegne video e cinematografiche, eventi teatrali, mostre di pittura e fotografia.
È stato responsabile della programmazione audiovisiva del Nuovo Teatro delle Commedie e del Teatro Mascagni di Livorno dal 1995 al 2003. Dal 2003 al 2013 è stato gestore e coodirettore artistico del cinema Kino-Dessé e dell’Arena Ardenza di Livorno. Nel 2014-2016 è stato assessore alla cultura del Comune di Livorno.
È stato Presidente Nazionale dell’Unione Italiana Circoli del Cinema (UICC). Dal 2016 al 2020 è stato Art Director della Fondazione Laviosa. Attualmente sta sviluppando progetti fotografici a lungo termine con particolare attenzione ai flussi migratori.
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