
Pubblicato ore 12:00
- di Serafino Fasulo
Ci sono luoghi che lasciano ricordi positivi. Porta a Lucca, quartiere residenziale nell’area Nord di Pisa, “fuori dalle mura”, è uno di questi. Sono passati tanti anni da quando vi corsi una felice gara campestre, in mezzo al fango. In un condominio a fianco dell’Istituto Comprensivo L. Strenta Tongiorgi, la scuola dove ha insegnato materie artistiche prima come docente di ruolo e poi attraverso corsi extracurriculari, vive Laura Venturi.
Mi accoglie nella sua luminosa e ordinata stanza-laboratorio. La D850 Nikon rimane nella borsa, non ho fretta di scattare, mi siedo e parliamo. Negli anni ’60 molte ragazze interrompevano gli studi già dopo le medie e chi continuava frequentava scuole spesso scelte dalle famiglie, “io volevo proprio andare all’Istituto d’Arte di Lucca, a Pisa non c’era ancora e i miei genitori non erano contenti di mandarmi a studiare in un’altra città ma alla fine, con fatica, l’ho spuntata”. Conquista, quella di Laura, che nel 2021 a molti sembrerà poca cosa ma per chi ricorda l’Italia pre-’68 risulterà essere il frutto di determinazione, passione e coraggio.
L’ascolto e immagino i viaggi in treno di una brigata di studenti diretti a Lucca da Pisa, e Livorno. Adolescenti felici che iniziano un percorso che non insegnerà loro un mestiere da far precedere come qualifica al proprio nome, ma che li aprirà alla creatività nell’era che voleva mettere “l’immaginazione al potere”. Laura farà varie esperienze, frequenterà i pittori di tradizione macchiaiola e con questi dipingerà en plain air, però il suo percorso di studi ha lasciato tracce profonde che la portano a sperimentare una pittura tridimensionale, dapprima raggiunta attraverso una pennellata materica nella quale scavare, cercare la profondità, poi per mezzo del collage.
Nelle tele appese alle parti, nelle opere tridimensionali da appoggio, in quelle che escono da un armadio, esplodono le geometrie e i colori puri. Un bicchiere colmo d’acqua casualmente posato sull’immagine di copertina di un depliant crea un effetto vortice che mi sembra simbolico della ricerca di questa donna che ha saputo conciliare il ruolo di madre e insegnante con una carica esplosiva che trova nei rossi il suo urlo. Sulla superficie delle tele i punti, le linee e i messaggi.
Quella di Laura Venturi è un’arte d’impegno civile, che guarda alla crisi ecologica, alle dinamiche sociali, all’assottigliarsi delle prospettive per le nuove generazioni, all’isolamento al quale ci ha inchiodati un virus dalla straripante forza infettiva e metaforica. Percorro l’appartamento-atelier ed è come attraversare le varie epoche della sua pittura, nelle stanze del riposo grandi tele oniriche dialogano con i colori della tappezzeria e con i mobili. Dalle porte si aprono vedute che già sono quadri, foto.
Le ore sono passate veloci, non siamo più degli sconosciuti ed il senso dell’umorismo di Laura comincia ad emergere discreto e mi sembra di sentire la sua risata più alta del rumore del treno che con i compagni di corso la conduceva verso il suo futuro d’artista.
Laura Venturi nasce a Pisa dove vive e lavora. Dopo il diploma all’Istituto D’Arte “A. Passaglia” di Lucca si è specializzata in affresco e pittura murale. Ha tenuto numerose personali in Italia e oltre confine. Le sue opere si trovano in molte collezioni pubbliche e private.
Le foto sono state scattate da Serafino Fasulo
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