
Pubblicato ore 12:00
- di Serafino Fasulo
LIVORNO – Fotografare Isabella Staino utilizzando come sfondo una sua tela, significa fonderla per sempre con i mondi onirici che la sua pittura racconta. Evidente è la somiglianza con le figure femminili che popolano la sua pittura: chiome nere sciolte sulle spalle, volti luminosi che cercano l’aria e occhi grandi che a guardarli ti scavano nelle pieghe profonde del ricordo di una vita, quella che forse abbiamo sfiorato e che non sapremo mai come sarebbe stata se l’avessimo percorsa.

L’appartamento-atelier, nel cuore di Livorno, al primo piano di un elegante palazzo di inizio ‘900, è stato ristrutturato ripristinando gli affreschi e i pavimenti che precedenti proprietari avevano occultato. Ogni angolo è curato e vissuto e potrebbe essere lo spaccato di un quadro di Isabella. Le finestre spalancate accolgono un sole primaverile che a turno visita le stanze. Sta lavorando ad una grande tela assicurata a due cantinelle fissate sul muro che la tendono senza irrigidirla. “Mi piace che la tela rimanga morbida, che quando la colpisco sbatta contro il muro, perché ci sono momenti in cui la picchio forte”.
Donne e felini rivolti verso l’osservatore sembrano risucchiare chi guarda là dove i turbamenti fanno parte di un gioco senza il quale si perderebbe il mistero di storie antiche, di bivacchi muliebri, sui volti la gibigiana a renderli incerti e poi belve feroci accovacciate accanto a fanciulle, in un rimando di trasfigurazioni che dalle une conduce alle altre. Storie che hanno incontrato la letteratura portando alla collaborazione con Tabucchi dalle cui parole, pensate come introduzione ad un suo catalogo, è nata “La bambina e l’ombra, la storia della piccola Isabella che si esprimeva soltanto attraverso i colori in un mondo onirico”.

“Speriamo di tornare presto a viaggiare”. La capisco, ci mancano i profumi d’altrove, i suoni di altre lingue, il moto di chi adora andare incontro al tempo. Guarda il monitor che ingrandisce la zona sulla quale si posa il pennello e le chiedo di voltarsi verso di me, sorride luminosa e mi dice che “a forza di guardare in tralice – perifericamente vedo meglio – mi è venuto un leggero strabismo”. Trovo che l’asimmetria degli occhi le doni e mi sembra che racconti l’ordalia di chi nella vita ha voluto vedere a 360 gradi.
Isabella Staino nasce a Firenze nel 1977. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico Leon Battista Alberti, studia pittura presso Accademia delle Belle Arti di Firenze. Vive e lavora a Livorno. Oltre alle numerose personali, sono da sottolineare la collaborazione con eventi teatrali, il suo dialogare pittorico con la letteratura e il sodalizio con lo scultore Giuseppe Gavazzi.
Le immagini sono state scattate da Serafino Fasulo
Serafino Fasulo è produttore, regista di documentari e fotografo. Ha lavorato per la RAI, per Sky e per altre produzioni televisive e cinematografiche. Ha curato numerose rassegne video e cinematografiche, eventi teatrali, mostre di pittura e fotografia.
È stato responsabile della programmazione audiovisiva del Nuovo Teatro delle Commedie e del Teatro Mascagni di Livorno dal 1995 al 2003. Dal 2003 al 2013 è stato gestore e coodirettore artistico del cinema Kino-Dessé e dell’Arena Ardenza di Livorno. Nel 2014-2016 è stato assessore alla cultura del Comune di Livorno.
È stato Presidente Nazionale dell’Unione Italiana Circoli del Cinema (UICC). Dal 2016 al 2020 è stato Art Director della Fondazione Laviosa. Attualmente sta sviluppando progetti fotografici a lungo termine con particolare attenzione ai flussi migratori.
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