
Pubblicato ore 12:00
Emilio Cacini, meglio conosciuto come Soldo di Cacio, è il protagonista del romanzo di Michele Cecchini “Il cielo per ultimo”, uscito nel 2019 per Bollati Boringhieri. In questa rubrica, il Cacini risponde alle domande dei suoi e dei nostri lettori.
Ciao Cacio,
nel tuo libro hai parlato delle piccole avventure quotidiane con tuo figlio Pitòre. Come vanno le cose adesso? Raccontami qualcosa, dai.
Luciano, Collesalvetti
Caro Luciano,
i bambini fortunatamente risentono meno degli altri delle anomalie del nostro tempo. Pitòre, almeno, conduce la vita di sempre. Il pomeriggio abbiamo preso ad andare a una spiaggetta dalle parti dei Cantieri. È un minuscolo lembo di sabbia, talmente appartato che ti accorgi della sua esistenza solo se ti affacci dal muretto soprastante, che fa da parapetto. Ti sporgi, guardi sotto e ti rendi conto di questo angolo di sabbia. Un angolo proprio, perché chiuso su due lati dal muro che, in alto, delimita la strada.
Alla spiaggetta invece i muri non delimitano ma proteggono, facendo da quinte allo spettacolo del mare interrotto, poco più avanti, dalla striscia di scogli da cui si staglia maestoso il faro.
Di lato, il cantiere. Lo si vede bene dalla strada perché è un capannone gigantesco e tutto blu. Dalla spiaggetta no. Là giungono solo i suoni: dei rumori metallici in lontananza intervallati dallo sfrigolio delle saldatrici. Si tratta di rumori forse anomali di fronte al mare, ma del tutto legittimi quando appaiono da lontano le imbarcazioni mercantili con il loro carico di container e di ruggine. A volte attraversano, a volte stanno ferme lì, in un’attesa misteriosa nel loro tempo sospeso.
La spiaggetta dei Cantieri non esiste sempre, ma solo in certe circostanze. Il mare quando è grosso la inghiottisce. Le onde battono fino all’angolo disegnato dal muro e la spiaggetta svanisce. Poi a poco a poco il mare si calma, arretra dall’angolo e concede un’ipotesi di sabbia, che si fa sempre più concreta finché timidamente appare.
Ma non è solo il mare grosso a determinare il destino della spiaggetta. Dipende anche dalla luna. Se vuole, la luna solleva l’acqua e avvolge la spiaggetta in un lenzuolo d’acqua come a non farle prendere la polvere. La spiaggetta dei Cantieri è lunare. Chi vuole avere un contatto ravvicinato con la luna, deve andare lì.
Percorrendo il lungomare in bicicletta, io e Pitòre nel corso del tempo ci siamo fermati tante volte, mettendoci seduti sul muretto a guardare il mare. Sotto i nostri piedi, ogni tanto qualcuno se ne sta lì alla spiaggetta dei Cantieri. Si tratta solo di bambini. Date le dimensioni, la spiaggetta ne accoglie quattro o cinque alla volta, non di più. Con i genitori che guardano dal parapetto.
Tante volte mi sono chiesto come facessero ad arrivare alla spiaggetta i bambini, visto che non c’è un passaggio. Così, ho pensato che i bambini venissero dal mare, su una nave mercantile che poi tornava a riprenderli dopo che avevano dato un saluto ai genitori lassù in alto.
Poi un giorno ho visto un bambino risalire da un’insenatura dentro al muro. Lì c’è un passaggio minuscolo. È il modo che la spiaggina ha di dire che quello non è un posto per i grandi. È riservato ai bambini.
Adesso anche Pitòre scende alla spiaggetta. Io non gli dico niente perché la spiaggia dei Cantieri non contempla la presenza degli adulti nemmeno di rimando, attraverso le loro raccomandazioni. Pitòre svolge da solo l’unica operazione preliminare: si toglie le scarpe, ci infila i calzini dentro e si rimbocca i pantaloni fino al ginocchio. Poi piglia e parte, senza voltarsi.
Dall’alto lo osservo avvicinarsi all’acqua e bagnarsi i piedini. Poi gioca con le onde: lancia gli stecchi e il mare glieli riconsegna. I sassini invece il mare se li tiene, e Pitòre aspetta invano. Il mare sa cosa restituire e cosa no. Quello che è bene dire, nel dialogo con Pitòre, e cosa è meglio tenersi per sé.
Ogni tanto Pitòre si volta, mi guarda e non dice niente. Poi riprende a giocare. Ora scava una buca, finché non trova l’acqua. Da lontano, alza verso di me un pugno di sabbia che cola acqua. Poi lo getta verso il mare. Penso sia il suo gesto di incoraggiamento alla spiaggetta dei Cantieri perché guadagni qualche centimetro.
Ora Pitòre è stanco e si mette seduto. Io dal muretto lo vedo di spalle che guarda il mare.
Allora penso che la vita sia questa cosa qua.
Cacio
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