
Pubblicato ore 12:00
Emilio Cacini, meglio conosciuto come Soldo di Cacio, è il protagonista del romanzo di Michele Cecchini “Il cielo per ultimo”, uscito nel 2019 per Bollati Boringhieri. In questa rubrica, il Cacini risponde alle domande dei suoi e dei nostri lettori.
Cacio,
ma insomma ci si potrebbe rivolgere anche al tuo autore, c’è una cosa che non ci è piaciuta per niente. Ultimamente hai lasciato la parola (sostantivo femminile) a una numerosa platea (sostantivo femminile) di autori (ahia!) quasi tutti maschi (ahia, grande ahia!).
Lasciamo fare che tu e il tuo figliolo siete gli eroi positivi e la personaggia della mamma è una donna fredda e cinica (assai non ce n’erano in letteratura), sarà mai possibile che la pulsione alla scrittura ce l’abbiano così tanti maschi e una donna e basta?
Cacio, a noi ci piace essere spicce, e se si risulta meno graziose ce ne faremo una ragione, ma il disagio (sostantivo maschile) che si prova quando la scrittura risulta appannaggio di ego solo virili non è poca cosa. E non per una pretesa di imparzialità, che l’imparzialità è un’oggettivazione della parzialità maschili, ma dico, anzi diciamo, che siamo un collettivo, ma che il romanzo psicologico moderno inizia con “La princesse de Clèves”, autor* anonim* quanto vuoi, ma che sia una donna non ci vuole chissà che fiuto per capirlo, non vuol dire proprio nulla? Scusa, eh, ma c’è da tornare a bruciare i reggipetti in piazza per essere riconosciute come soggett* e non più come oggett*? C’è da rifondare l’UDI, da chiamare in ballo l’esperienza di Carla Lonzi? Siamo ancora ferm* qui?
Ci abbiamo pensato un po’ prima di scriverti, ma alla fine meglio uno scontro franco che un’ipocrisia pelosa. Peccato che ci cadi su queste cose, purtroppo il patriarcato l’è duro a morire, e qui noi ce lo abbiamo un po’ visto, a chi ormai è pers* magari non si sarebbe fatto notare, ma quando è possibile un confronto, anche duro, ci piace andare in battaglia, scontrarsi sui contenuti e sulla forma, che è spesso sostanza. Cacio, noi speriamo che l’esperienza di Leggendaria non ti sia oscura, perché non ripartire da lì? Quando leggerai di più di noi donne forse uscirai dagli steccati e ci darai la parola non per concessione paternalista ma per un reale desiderio di approfondimento di un mondo in cui gender e genere non siano più due parole vuote.
Senza rancore ma con ancora la voglia di combattere per un mondo libero dal patriarcato.
Collettivo ‘Dalla personaggia all’autor*’ (Nadia, Sonia, Patty Freedom, Loredana)
Riprendo la mia rubrichetta con questa lettera che mi ha molto colpito, tanto da darle la priorità. Alle altre precedentemente giunte in redazione, risponderò nelle settimane successive.
Per parte mia, mi sento solo di aggiungere che i vari interventi dell’inserto “Perché scrivo” sono il frutto di quello che è pervenuto. Ho riproposto paro paro ciò che è arrivato, nell’ordine in cui è arrivato. L’invito del resto parlava chiaro: “Questo spazio è aperto e a disposizione di tutti gli scrittori e scrittrici che vorranno dare il loro contributo. È sufficiente che scrivano alla redazione”.
Se è vero che alcuni testi sono giunti su mia sollecitazione, è altrettanto vero che la sollecitazione ha riguardato anche un paio di amiche, che per motivi diversi hanno preferito declinare.
Ringrazio il collettivo per i toni cordiali, oserei dire affettuosi, e soprattutto per non avermi inserito nel novero dei ‘casi persi’. Un rilievo però mi sento di farlo, perché è un abbaglio bello e buono: il fatto di presupporre ‘numerosa’ la platea cui si rivolge il sottoscritto.
In definitiva, e non vuole essere una giustificazione, ma un dato di fatto, io mi sono limitato a ‘aprire casa’. Chi ha voluto, è entrato.
Con lo stesso spirito apro casa a questa lettera che affronta un argomento tanto delicato ed importante. Di fronte al quale credo sia opportuno rimanere in silenzio e in ascolto.
Cacio
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