
Pubblicato ore 12:00
Emilio Cacini, meglio conosciuto come Soldo di Cacio, è il protagonista del romanzo di Michele Cecchini “Il cielo per ultimo”, uscito nel 2019 per Bollati Boringhieri. In questa rubrica, il Cacini risponde alle domande dei suoi e dei nostri lettori.
Delizioso, dolcissimo Caciolino,
ma lo sa che alle volte cammino per l’Ardenza e mi sembra quasi di vederla? Quando vedo un uomo piccolino e paffuto che si gusta un bel gelato alla panna sul lungomare mi viene quasi da sperare che sia lei, poi mi ricordo che non esiste, accidenti che peccato! Le passeggiate senza meta sono anche la mia passione, anche perché io mi ritrovo solo perdendomi e, lo confesso, andando alle terme, attività per cui ho una smodata passione, chissà quante spasimanti lei ha portato alle terme libere di Sassopisano, confessi.
Sa che cosa ho scoperto? Che Mary Shelley è vissuta proprio in Via Venuti di fronte alla Asl dove danno gli appuntamenti per le patenti: questo mi fa scaturire una riflessione, su Livorno, perché secondo lei un rapporto così stretto di una città di lupi di mare (lei magari è più un orsacchiotto di mare che un lupo, non me ne voglia, lo dico con affetto smisurato) con l’Inghilterra? Le piace la letteratura gotica inglese?
Un’ultima domanda, lei è favorevole o contrario alle direzioni artistiche di eventi? Nel coordinamento, necessario, a me pare che talvolta si perda un pochino la spontaneità dell’essere artista, che è diverso dal fare l’artista, non so se riesco a spiegarmi.
Grazie, la seguo con passione.
Stefania, Coteto
Gentile Stefania,
la ringrazio per le parole e per la tenerezza dei suoi avvistamenti, ancorché virtuali e campati in aria come ci garba a noi.
Il mio essere anima vagabondola per Ardenza prevede che mi palesi solo quando si sfogliano le pagine che mi riguardano. Una compagnia discreta e all’occorrenza. Con il rischio di essere ripetitivo, ma questo accade anche tra voi umani, a dirla tutta.
In effetti la mia storia a rileggerla si ripete, e questo per un abitudinario del mio calibro è un vantaggio non da poco. E mica è l’unico. Tra gli altri: non puzzo di sudore come voi altri, ma odoro di carta; la mia presenza, invece di tanti rumori, produce il timido fruscio di quando si voltano le pagine. Quando comincio ad annoiare, mi si può mettere in disparte senza tanti imbarazzi o salamelecchi. E infine, Stefania, sapesse la soddisfazione che c’è nel sentirsi sottolineati, o addirittura evidenziati in giallo, che qualche volta con tutto quel bagliore non mi riesce nemmeno prender sonno.
Lei mi parla di eventi, Stefania, allora deve sapere che l’altra mattina m’è capitato di fare un salto al cinema ai Salesiani per l’iniziativa del “Cinema a Colazione”, messa in piedi da FiPiLi festival, Kinoglaz, Centro Studi Commedia all’italiana, 50 e più e Erasmo Libri (spero di non dimenticare nessuno).
Questo evento mi ha reso particolarmente felice.
Innanzitutto, la collaborazione tra associazioni è sempre una gran cosa. Mi verrebbe da parlare di circuiti virtuosi ma mi trattengo, Stefania. Però se mi sentisse usare “sinergie”, la esorto io stesso a mandarmi a cacare senza esitazioni.
In secondo luogo, l’evento mattutino. Un’idea che m’è garbata un monte. Sarà che a una certa età si comincia ad esser mattinieri, sarà che sul tirare tardi son parecchio anticonformista – io non sono per gli aperitivi e tutte le varianti degli aperi-qualcosa, che poi costringono ad andare lunghi per la cena, mentre a me verso le 20 mi garba di stare con le gambe sotto al tavolo di una trattoria. Al mattino sono più lucido, più fresco, non ho la mannaia dell’alzataccia il giorno dopo.
Insomma, me la son goduta. Allora penso che per cominciare a cambiare davvero le cose bisognerebbe inzupparsi di bellezza bene bene la mattina. E, evidentemente, così la pensa anche la marea di persone accorse, alle prese con l’inzuppo del cornetto nel cappuccino.
Per Godard, la domenica prima, Marco Bruciati mi ha detto che c’erano più di cento persone. Se si confermano questi numeri per Bergman domenica prossima, il segnale è inequivocabile.
Un altro mio amico Marco, stavolta Barsacchi, che ha vissuto per un periodo in Olanda, mi ha raccontato che là i concerti mattutini sono una prassi consolidata e piacevole.
Allora rivolgo un accorato appello a associazioni, operatori culturali, esperti, società civile, parenti, amici e conoscenti: non perdiamo il passo. Tenete conto delle mattine del sabato e della domenica nelle vostre programmazioni. Continuate a mettere in piedi cose e dategli continuità. Io ci sono, nottambulo tardivo o prematuro sveglione (che fa pure rima).
Un abbraccio grande,
Cacio
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