
Pubblicato ore 10:00
- di Stefania Zannerini
LIVORNO – “Ci sono donne che non sanno cosa significhi sentire il vento tra i capelli”, con queste parole cariche di significato, Giuliana Sgrena è stata ospite, nei giorni scorsi, dei locali di Thisintegra (via Gannucci) per presentare il suo libro “Donne Ingannate: il velo come religione, identità e libertà“. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Evelina De Magistris.
Giornalista, scrittrice e storica inviata di “Il manifesto”, Sgrena ha realizzato numerosi reportage da zone di guerra, tra cui Iraq e Afghanistan.
Il libro parla di donne che lottano per la propria libertà, per sentirsi padrone e responsabili della propria vita. Ciò che emerge dall’incontro è che le ultime generazioni fanno fatica a comprendere il significato della lotta per la libertà, lotta che hanno fatto anche le nostre nonne e bisnonne, opporsi alla supremazia maschile, desiderando con tutta la loro forza di poter decidere della propria vita, del proprio corpo.
Giuliana Sgrena fa parlare le donne che ancora oggi muoiono per la libertà: “Ho scritto questo libro – dice – perché mentre in Oriente lottano per opporsi all’obbligo di dover portare il velo, qui in Occidente è stato sdoganato e portato anche in passerella”.
Il libro si divide in tre sezioni: uso del velo nella tradizione ed emancipazione della donna, identità, velo e libertà.
La giornalista, che ricordiamo venne rapita nel 2005 da un commando armato mentre si trovava a Baghdad, in Iraq, per realizzare una serie di reportage per il suo giornale, affronta il rapporto tra libertà e religione attraverso la voce delle donne che in tutti questi anni ha incontrato in Medio Oriente.
Donne che raccontano la storia delle loro lotte, delle prigionie e delle violenze che hanno subito per l’indipendenza. Un tema molto attuale, basti vedere quello che sta accadendo in Iran.
Nella voce della scrittrice, mentre spiega al pubblico intervenuto il perché di questo libro, emerge la forza e la determinazione a far sì che le lotte di queste donne non vengano dimenticate.
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