Il sampietrino: storia e curiosità di uno dei tratti distintivi di Roma

Si diffuse con il pontificato di Papa Sisto V alla fine del XVI secolo

Disegno di Maria Cristina Manetti
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Pubblicato ore 14:00

  • di Patrizia Caporali

ROMA – Visitare Roma è sempre una scoperta e uno straordinario piacere anche dopo ripetuti viaggi, ma talvolta diventa complicato recarsi in tanti luoghi di grande interesse turistico e camminare su quei particolari blocchetti di selce, abbastanza fastidiosi specialmente per le donne, se si indossano calzature con tacchi particolari.

Sono i sampietrini (o sanpietrini), i famosi serci nel dialetto romanesco, silenziosi testimoni della Città Eterna, antenati del moderno asfalto, poiché rappresentano il sistema utilizzato in passato per la pavimentazione delle strade, soprattutto quelle del centro storico.

La diffusione

La storia racconta che cominciano a diffondersi durante il pontificato di Papa Sisto V il quale, alla fine del XVI secolo, contribuisce a dare un nuovo assetto urbanistico alla città e, per ridurre l’attrito delle ruote delle carrozze che si recavano in Vaticano rovinando il manto stradale, decide di farlo lastricare posizionando uno accanto all’altro questi cubetti di roccia a forma di piramide tronca.

Grazie al materiale molto compatto, resistente agli agenti atmosferici e perfetto per essere sempre esposto alle intemperie, hanno una così grande affidabilità che rapidamente ne esplode la produzione artigianale e dalla Piazza San Pietro presto vengono utilizzati anche nel resto della città.

Ma è con l’Unità d’Italia che il sampietrino, sempre più richiesto, diventa un simbolo particolare dell’Urbe come il Colosseo o il Pantheon e tuttora troviamo Sanpietrini ovunque, da Trastevere a Piazza di Spagna, da Rione Monti alla Stazione Termini.

L’origine del nome

Questi piccoli blocchetti di selce estratta dalle cave poste ai piedi dei Colli Albani prendono il nome proprio dal fatto che inizialmente erano andati a lastricare la Piazza San Pietro, ma se all’epoca agevolavano lo scorrimento di carri e carrozze, oggi rappresentano croce e delizia per romani e turisti che non sempre amano muoversi con auto, ciclomotori o tacchi a spillo, su una superficie così sconnessa e talvolta scivolosa, specialmente nei giorni di pioggia.

Pericolosi dunque come pericolosi erano nel passato quando, messi in posa da abili artigiani senza alcuna cementazione e dunque semplici da staccare dal suolo, erano usati anche come arma da lanciare durante le rivolte popolari.

Il sanpietrino a forma di cuore

Ma tra tante curiosità, non dimentichiamo il sampietrino a forma di cuore, il Cuore di Nerone, vera attrazione segnalata addirittura tra le cose magiche da vedere nella Capitale, un bassorilievo di piccole dimensioni, trovato da alcuni bambini e collocato nel Libeccio della Rosa dei Venti in Piazza San Pietro.

Una leggenda, tuttavia lega questo affascinante sanpietrino a Bernini, in segno di un amore mai trovato e lo definisce il Cuore di Bernini, mentre un’altra racconta che sia opera di Michelangelo quale simbolo di un amore infranto e lo ricorda come il Cuore di Michelangelo. Ma chissà? Senza coinvolgere nomi famosi, può darsi sia vera la storia che lo ritiene l’omaggio di una donna al marito condannato ingiustamente a morte.

Tuttavia, aldilà delle leggende o delle polemiche che ciclicamente emergono, la pavimentazione con i sampietrini rimane un tratto rappresentativo dell’identità della capitale a cui i romani sono fortemente legati, tanto da aver inventato e brevettato addirittura un gelato, il sanpietrino, un semifreddo proposto in vari gusti per l’estate e un dolce da forno da gustare durante l’inverno.

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